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Quando abbiamo imparato a digerire il lattosio?

Dai reperti di utensili i ricercatori sono riusciti a capirlo

lattosio

Intero, parzialmente scremato o scremato. Quale tipo di latte preferite bere? O non lo bevete affatto? Che lo amiate o meno, il suo consumo a livello mondiale è costante e vede in vetta alla classifica di maggiori consumatori la Bielorussia e l’Ucraina, con un consumo pro-capite di circa 114 kg, in entrambi i casi, per l’anno 2021[1]. Ma da quanto tempo l’uomo ha cominciato a bere il latte e in che modo ha imparato a digerire il lattosio? Un gruppo di ricerca britannico ha cercato di dare una risposta a questa domanda, pubblicando i risultati dello studio nel luglio scorso[2]. Cos a è emerso? Vediamolo insieme.

Lattosio: è nato prima l’uovo o la gallina?

Gli autori della ricerca hanno cercato di indagare in che momento della nostra storia evolutiva, l’uomo abbia appreso la capacità di tollerare il latte e quale fattore ambientale ci abbia spinto a questo balzo evolutivo.

L’intolleranza al lattosio è un disturbo diffuso a livello mondiale ma con un’incidenza molto diversa da continente a continente. La capacità di digerire il latte si è evoluta in maniera indipendente nelle popolazioni antiche di tutto il mondo ma non tutti hanno avuto la stessa fortuna ‘genetica’.

Se si guardano i dati, i livelli di intolleranza al lattosio “tra le popolazioni dell’Estremo Oriente e dell’Africa centro-meridionale, per esempio, così come tra i nativi australiani e nordamericani, la diffusione si avvicina al 100%. Al contrario, nell’Europa settentrionale e centrale, nell’area dell’ex Unione Sovietica, nel Nord America e in Australia, l’intolleranza colpisce meno del 20% degli abitanti. Nell’Europa mediterranea e in America latina, infine, i dati oscillano tra il 40% e il 70%”[3].

Dagli studi, però, si evince che il consumo del latte è iniziato ben prima che si sviluppasse la capacità di digerirlo. Cosa ha spinto gli uomini al suo consumo pur essendo consapevoli degli effetti negativi sul loro organismo? Facciamo un passo indietro.

Intolleranza al lattosio: cos’è?

L’intolleranza primaria al lattosio è una condizione dovuta alla carenza nell’intestino dell’enzima lattasi, responsabile della scissione del lattosio in glucosio e galattosio[4]. La mancata scissione fa sì che i batteri presenti nell’ileo e nel colon facciano fermentare il lattosio provocando disturbi della digestione come dolori addominali, nausea, meteorismo e diarrea. Se esasperata, questa condizione può condurre anche a sintomi quali affaticamento, stanchezza cronica e depressione.

La maggiore o minore tolleranza al lattosio è dovuta da fattori genetici. Nello specifico, sono due le varianti associate a questa condizione: “i polimorfismi 13910 C/T e 22018 G/A, localizzati nella regione regolatrice del gene lattasi (LCT). In base alle conoscenze attualmente disponibili, sembra che i portatori omozigoti di 13910 C/C e 22018 G/G sviluppino i sintomi dell’intolleranza al lattosio, mentre i portatori eterozigoti di 13910 C/T e 22018 G/A presentano i sintomi solo in situazioni di stress oppure in associazione ad un’infezione intestinale. I portatori omozigoti di 13910 T/T e 22018 A/A presentano persistenza di lattasi e perciò non manifestano alcun sintomo”[5].

Perché abbiamo imparato a digerire il lattosio?

Le popolazioni europee, quindi, sono quelle che nel tempo hanno imparato a digerire meglio il lattosio e rappresenta uno dei migliori esempi di selezione naturale sul genoma umano[6]. Per capire come il nostro corpo è evoluto nel tempo, i ricercatori hanno studiato i residui di grasso del latte sui frammenti di vasi databili agli albori dell’addomesticazione animale, iniziata circa 10.000-12.000 anni fa.

In un primo momento si era pensato che gli animali fossero allevati per la propria carne e solo in tempi recenti i ricercatori hanno compreso che in realtà servivano per la produzione di latte e derivati. Eppure, dicono le evidenze scientifiche, l’uomo ha mostrato i segni una tolleranza al lattosio solo dopo l’età del bronzo, in un lasso di tempo compreso tra i 5.000-4.000 anni fa.

La conferma è arrivata dallo studio dei dati genomici di 1.700 antichi popolo eurasiatici che hanno testimoniano l’aumento della persistenza della lattasi. Ma perché consumare un alimento che fa star male?

Con ogni probabilità il suo consumo del latte ha funto da discriminante tra chi era in grado di adattarsi e sopravvivere a epidemie e a condizioni igieniche precarie – amplificate dagli effetti indesiderati provocati dall’intolleranza – e chi no. Parafrasando, chi aveva la mutazione giusta, ha avuto un vantaggio evolutivo, riuscendo a sopravvivere con maggiore facilità e trasmettendola alla prole.

E il resto del mondo?

Questo per quanto riguarda le popolazioni europee ma, come abbiamo visto, il resto del mondo ha livelli di intolleranza molto variabili. Perché? Questo studio pone le basi per ricerche future che possano, in primo luogo approfondire quanto scoperto finora – il DNA antico sarà indispensabile -, e favorire una più ampia conoscenza dell’evoluzione dell’intolleranza al lattosio anche in altre parti del mondo. La tolleranza al lattosio è inesistente, ad esempio, nella steppa mongola eppure ciò non ha impedito alle popolazioni autoctone di consumare latte e derivati. Perché? La scienza potrà aiutarci a capirlo.


[1] Consumi pro capite, Clal.it. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.clal.it/?section=tabs_consumi_procapite

[2] Evershed, RP, Davey Smith, G., Roffet-Salque, M. et al. Caseifici, malattie ed evoluzione della persistenza della lattasi in Europa. Natura 608, 336–345 (2022). https://doi.org/10.1038/s41586-022-05010-7

[3] Redazione In Salute, “Intolleranza al lattosio, un disturbo diffuso in tutto il mondo”, Lactease.com. Consultabile al seguente indirizzo: https://lactease.com/blog-in-salute/intolleranza-lattosio-disturbo-diffuso-in-tutto-mondo

[4] Intolleranza al lattosio (LCT) e intolleranza ereditaria al fruttosio, Euroimmun.it. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.euroimmun.it/prodotti/biologia-molecolare/intolleranza-al-lattosio/#:~:text=Le%20due%20varianti%20pi%C3%B9%20frequentemente,del%20gene%20lattasi%20(LCT)

[5] Ibidem.

[6] Ewen Callaway, “How humans’ ability to digest milk evolved from famine and disease”, Nature, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.nature.com/articles/d41586-022-02067-2

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