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Etica del turismo: cosa non dimenticare di mettere in valigia

Qualche suggerimento e spunto di riflessione per viaggiare (ben) informati

mare

Dove avete trascorso le vacanze estive quest’anno? Che siano state all’insegna del divertimento e dell’avventura o dell’assoluto relax, questo articolo è stato pensato per aiutarvi indistintamente a ricordare cosa sarebbe davvero fondamentale mettere in valigia per rendere la vostra esperienza di viaggio quanto più indimenticabile possibile. Ma non vi parleremo della migliore fotocamera digitale compatta o dell’ultimo modello di iPhone sul mercato per instagrammare ogni angolo dei luoghi che visitiamo. Piuttosto, invece, vorremmo assicurarci, che da oggi in poi, abbiate nel vostro bagaglio anche qualche fondamento di etica del turismo. Vi garantiamo che non ci sarà alcun supplemento da pagare!

Etica del turismo: l’invenzione del Codice

Ma cosa si intende per etica del turismo? Quali ne sono i fondamenti? E dove si possono trovare? Procediamo per gradi… Il tutto risale al 1997, quando per la prima volta l’Organizzazione Mondiale del Turismo – la UNWT, un’Agenzia dell’ONU con 160 Paesi e oltre 350 Membri Affiliati – richiese la stesura di un codice durante un’Assemblea Generale allora in corso ad Istanbul, Turchia. I due anni successivi furono dedicati alla realizzazione di una bozza. Poi, nel 1999, la Commissione per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite decise di coinvolgere in questa impresa anche i privati, le organizzazioni non governative e sindacali. Dopo un lungo processo di consultazione, nell’ottobre dello stesso anno, a Santiago, in Cile, venne così alla luce, con approvazione unanime, il cosiddetto “Codice mondiale di etica del turismo” (Global Code of Ethics for Tourism). In quanti ne conoscevate già l’esistenza?

Adottato ufficialmente dall’UNWT nel 2001, il Codice delinea i “principi guida di sviluppo del settore turistico e per la costruzione di un quadro di riferimento per i diversi attori, con l’obiettivo di ridurre l’impatto negativo del turismo sull’ambiente e sul patrimonio culturale, e incrementare i benefici che il turismo genera nel promuovere lo sviluppo sostenibile, nell’alleviare la povertà e nel favorire la comprensione tra le nazioni”[1].

Etica del turismo: cosa dice il Codice?

Articolandosi in 10 principi, il Codice tocca quelli che sono l’ambito del viaggiare e il settore turistico in ognuna delle sue componenti: economica, sociale, culturale e ambientale. Così, ad esempio, il primo articolo (Il turismo quale strumento di comprensione e di rispetto reciproco tra i popoli e le società) è volto a promuovere uno spirito di tolleranza e rispetto delle diversità reciproche, qualunque esse siano, ma non solo. C’è nel testo anche un invito a riconoscerne il valore. Partendo da queste premesse infatti, il turismo, come recita il secondo articolo, può, anzi, deve essere inteso quale mezzo di realizzazione sia individuale che collettiva.

Con il terzo articolo, invece, si arriva subito a toccare il tema caldo della sostenibilità ambientale, reclamando impegno da parte di tutti gli attori del settore nel salvaguardare ambiente e risorse naturali. Capito vacanzieri? Così, tanto per fare un esempio banale, magari d’ora in poi potreste evitare di arrampicarvi sull’albero secolare di quella famosa spiaggia solo per guadagnare facili like sui social. Lasciate stare la stella marina sott’acqua così come le conchiglie nella sabbia. Cerchiamo infine, dando ognuno il proprio piccolo-grande contributo, di far sì che il turismo possa essere un’attività vantaggiosa (economicamente, socialmente e culturalmente) per i paesi e per le comunità ospitanti, come richiesto dal quinto articolo del Codice, che pure richiama alla tutela dell’ambiente e delle aree naturali. Un pizzico di riconoscenza d’altronde sarebbe davvero il minimo, considerando quanto si è soliti tornare a casa spiritualmente più ricchi al termine di un’autentica esperienza di viaggio.

Per approfondire i punti già citati e/o per scoprire quali siano gli altri, eccovi il link alla versione italiana del Codice: https://www.ministeroturismo.gov.it/wp-content/uploads/2021/07/Codice-etico-mondiale-del-turismo-Italy.pdf. Se, invece, vi sta particolarmente a cuore la ricerca della sostenibilità, eccovi allora un altro consiglio di lettura che speriamo possa rivelarsi interessante (fresco fresco di nuova edizione!): Oltre il turismo. Esiste un turismo sostenibile? di Sarah Gainsforth, ripubblicato da Eris Edizioni proprio lo scorso maggio.

Un turismo (più) etico anche in Italia

Notate bene: non è necessario essere in possesso di un passaporto per andare a scoprire che cosa si intenda quando si parla di etica del turismo. Proviamo a fare un esempio che ci riguarda più da vicino.

Da qualche anno ormai, e soprattutto con l’arrivo dell’estate, l’Italia – così come anche altri paesi del Mediterrano quali la Grecia, la Spagna e la Turchia – sembra si stia trasformando sempre più in un’arcadia: un paesaggio ameno in cui condurre una vita idilliaca, una vita lenta. A chi non è mai capitato di imbattersi in una di quelle “foto-che-si-muovono” (video che sembrano quasi delle foto, tanto la telecamera è fissa) ormai molto popolari su Instagram e TikTok? Parole d’ordine: pittoresco, poetico, romantico. Tutto bello, bellissimo. L’estetica di questi filmati è senz’altro apprezzabile, ed è facile capire perché il loro successo sia così condivisibile (tanto per dirla alla maniera social). Ma il mondo è fatto di contraddizioni. E così, come giustamente fa riflettere l’autore dell’articolo “Contro la feticizzazione del Mediterraneo”, pubblicato su Rivista Studio lo scorso 6 luglio:

È significativo che questa Arcadia mediterranea virtuale fiorisca proprio mentre il modello originale vive uno dei suoi momenti più difficili, fatto di crisi migratorie, difficoltà economiche, governi populisti, desertificazione, guerre civili, rivoluzioni trasformate in dittature, come se Instagram fosse un Dorian Gray che al contrario del mondo reale non invecchia, non si deteriora, e si trasforma giorno dopo giorno in un modello più etereo. Naturalmente, l’approccio estetico di questi videomaker e fotografi della “vita lenta” è esclusivamente vacanziero: non emerge mai, in nessun modo, il tema del lavoro, dello sfruttamento, del caporalato, della speculazione edilizia, dell’abusivismo.[2]

Anche il fenomeno battezzato da Davide Coppo “feticizzazione del Mediterraneo” rientra a suo modo, ma a pieno titolo, nel discorso più ampio e complesso che è quello che ruota attorno all’etica del turismo.

Oppure ancora, spostandoci dal mare alla città, perché non si tratta soltanto di lasciare l’immondizia in spiaggia, si può portare ad esempio il ricordo di una Verona di pochi anni fa, in cui i turisti erano soliti imbrattare i muri della visitatissima Casa di Giulietta appiccicando gomme da masticare sulle pareti, sia esterne che interne, della struttura. Tutt’altro che etico, non trovate? A questo punto il concetto dovrebbe essere abbastanza chiaro. In definitiva, non si tratta, ovviamente, di non instagrammare più il paesaggio che ci circonda, di non mettere più like sui social, né tantomeno di dover ridurre il nostro viaggiare. Si tratta, piuttosto, di partire anche già informati, oltre che per informarsi, e con al seguito, sia all’andata che al ritorno, un bagaglio che sia sempre carico di una buona dose di consapevolezza e, soprattutto, rispetto. E mi raccomando, in questi casi niente travel size!


[1] Centro per la promozione del Codice mondiale di etica del turismo, consultabile online al seguente indirizzo: https://www.ministeroturismo.gov.it/centro-per-la-promozione-del-codice-mondiale-di-etica-del-turismo/#:~:text=Il%20Codice%20mondiale%20di%20etica%20del%20turismo%20delinea%20i%20%E2%80%9Cprincipi,benefici%20che%20il%20turismo%20genera

[2] Davide Coppo, “Contro la feticizzazione del Mediterraneo”, Rivista Studio, 6 luglio 2023. Consultabile online al seguente indirizzo https://www.rivistastudio.com/mediterraneo-instagram/

Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature  ultracontemporanee. Il mio posto nel  mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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