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Cumbre Vieja: è insensato pensare di bombardare il vulcano di La Palma?

La proposta è stata avanzata da un politico locale per fermare la distruzione. Non è stato il primo a pensarci

cumbre vieja - eruzione

Il vulcano Cumbre Vieja, sull’isola di La Palma, nell’arcipelago delle Canarie, ha quasi raggiunto i 50 giorni di eruzione. Ad oggi si contano circa 7.000 persone evacuate dall’area sud-occidentale, 2.519 edifici distrutti e 9,4 km² di area interessata dalla colata lavica. L’attività, almeno per ora, non sembra accennare ad una diminuzione.

Credit: Esri Inc and The Cabildo de La Palma

Un Consigliere comunale di La Gomera, isola vicina a La Palma[1], ha proposto di bombardare il fiume lavico per deviarne il flusso altrove. La notizia ha suscitato perplessità e l’ironia di molti che hanno valutato impraticabile questa possibilità, eppure non si tratterebbe del primo caso. Già in passato sono stati compiuti tentativi simili, alcuni anche nel nostro Paese.

Cumbre Vieja sull’esempio del Mauna Loa

Nel 1935 il vulcano scudo delle Hawaii Mauna Loa diede avvio ad una poderosa eruzione vulcanica che rischiò di coinvolgere la comunità di Hilo[2]. La lava procedeva ad una forte velocità, circa un chilometro e mezzo al giorno, rischiando di distruggere la città più popolosa della contea. Per questo motivo il direttore dell’Hawaiian Volcano Observatory dell’US Geological Survey[3], Thomas Jaggar, decise di correre ai ripari.

Il 27 dicembre 10 bombardieri in dotazione all’aviazione americana sganciarono 161 kg di tritolo sul fiume di lava. Alcuni ordigni non esplosero ma emisero fumo per segnalare la posizione ai piloti in volo, altri furono esplosi con l’intento di bloccare il fluire del magma. Pochi giorni dopo, il 2 gennaio 1936, l’eruzione cessò del tutto sollevando dubbi sull’efficacia dell’intervento militare. I più sono propensi a ritenere che l’episodio eruttivo si stesse già spegnendo autonomamente a fronte di un intervento aereo non sufficiente ad arrestare il fenomeno in corso.

Vista aerea di una bomba che esplode su Mauna Loa vicino alla fonte di quota di 8500 piedi del flusso di lava del 1935 la mattina del 27 dicembre 1935. Foto di Army Air Corps, 11a sezione fotografica.

Nei decenni successivi sono stati tentati altri esperimenti: nel 1942, prima, negli anni ’70, poi. È in questo secondo caso che si sono sperimentati dei tentativi più mirati per indagare in che modo usare questa tecnica in eruzioni future. È stato osservato che bombardando le bocche dalle quali fuoriescono abbondanti quantità di lava è possibile farle collassare. Ma forse è meglio farlo dal basso e non per via aerea, come, invece, è stato tentato in Italia.

Cumbre Vieja come l’Etna?

Gli abitanti delle località attorno all’Etna, il vulcano più grande d’Europa ed uno dei più attivi al mondo, hanno da sempre dovuto fare i conti con il gigante buono della porta accanto. Se da un lato è stato fonte di ricchezza e prosperità, dall’altro ha rappresentato un pericolo. Già nel 1669 i locali se la sono dovuta vedere con una eruzione particolarmente vivace che li ha costretti ad erigere barriere contro il flusso lavico.

In tempi più recenti si sono tentati vari interventi, anche privi di autorizzazione, come è avvenuto nel 1971 con alcuni operatori turistici che intrapresero delle operazioni per proteggere le stazioni della funivia[4]. Il 28 marzo 1983, nella zona meridionale del monte Etna, si è aperta una frattura eruttiva lunga 3km con la lava che correva a 70m all’ora. Gli abitanti dei paesi limitrofi erano particolarmente preoccupati dalla vicinanza ai centri abitanti, a circa 2,4km di distanza.

Vulcanologi italiani ed esperti di esplosivi svedesi hanno lavorato assieme per far crollare l’argine del fiume lavico nei pressi delle bocche di emissione. A distanza di anni, come per il caso hawaiano, ci si chiede ancora se sia stato utile o meno.

L’eruzione del 1991-93

Situazione analoga si è palesata nel decennio successivo con l’eruzione del 1991-93 che minacciava la città di Zafferana. Per frenare l’avanzata del magma furono erette delle barriere ma nel frattempo si studiò un modo per deviare il fiume rovente. A quota 2.000m di altitudine, in un sito difficile da raggiungere se non in elicottero, è stato individuato il punto in cui poter lavorare senza rischi.

In un primo momento si sono utilizzati dei blocchi di cemento per deviare la colata principale ma non è stato sufficiente. Si è optato, dunque, per una misura più drastica. Il 27 maggio 1992 sono state fatti saltare in aria 7.000kg di esplosivo: 2/3 del flusso tracimarono verso un nuovo canale. Dall’alto vennero lanciati altri 230 m³ di roccia lavica. Dopo tanti sacrifici si riuscì a fermare l’avanzata della lava ormai giunta a 6-7 km da Zafferana. I modelli, studiati in un secondo momento, dimostrarono che, senza queste misure estreme, la lava avrebbe raggiunto la città.

Cumbre Vieja: che fare?

Che si possa replicare lo stesso sistema anche sull’isola di La Palma? Non è semplice capire se la proposta dell’amministratore locale sia fattibile o meno, anche alla luce del fatto che i fenomeni distruttivi sono già avvenuti. Il vero problema, ritengono gli esperti, è la mancanza di informazioni sulla validità di questi sbarramenti che potrebbero aiutare in eruzioni future.


[1] Ben Turner, “Politician suggests bombing erupting La Palma volcano to stop lava flow”, Space, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.space.com/la-palma-volcano-bomb-proposal?utm_campaign=socialflow

[2] Robin George Andrews, “The Army Bombed a Hawaiian Lava Flow. It Didn’t Work.”, The New York Times, 2020. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.nytimes.com/2020/03/12/science/volcano-bomb-hawaii.html

[3] USGS, “Volcano Watch — Did aerial bombing stop the 1935 Mauna Loa lava flow?”, 2017. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.usgs.gov/center-news/volcano-watch-did-aerial-bombing-stop-1935-mauna-loa-lava-flow

[4] Mario Mattia, “Deviazioni di lava, Etna 1983: un film di Fanfan Leguern”, Il Vulcanico. Consultabile al seguente indirizzo: https://ilvulcanico.it/deviazioni-di-lava-etna-1983-un-film-di-fanfan-leguern/

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Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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