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Perché il Portogallo ci ha fatto scoprire il diritto alla disconnessione

Il Portogallo non è stato il primo in Europa a legiferare in tema di diritto alla disconnessione, eppure si tratta del caso più esemplare

Diritto alla disconnessione

Da qualche giorno si sta facendo un gran parlare dell’emendamento al Codice del Lavoro – il tanto agognato “diritto alla disconnessione” – approvato proprio questo mese (lo scorso 5 novembre) dal Parlamento portoghese.

Sebbene il Portogallo non sia stato il primo ad emanare una legge specifica (quest’ultima entrerà in vigore non appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale), tuttavia il suo è stato un caso esemplare, sia per quei pochi Paesi europei che hanno già legiferato in materia sia per quei tanti altri (la maggioranza) che, invece, ancora non lo hanno fatto.

La “cultura della reperibilità continua”

Stando a quanto riportato in un articolo pubblicato sul sito del Parlamento europeo[1], il numero di lavoratori nell’Unione Europea che hanno iniziato a lavorare da casa a seguito della pandemia di COVID-19 è pari al 37%.  Si è calcolato che questi lavoratori a distanza hanno esattamente il doppio della probabilità di lavorare oltre l’orario massimo stabilito dalla direttiva europea rispetto ai colleghi-lavoratori in presenza. Tanto è vero che il 27% degli smart worker lo ha fatto, ha lavorato anche durante il proprio tempo libero.

Ce lo si poteva aspettare? Forse. D’altronde, l’Unione Europea era ed è ancora sprovvista di una legge che sancisca il diritto fondamentale dei lavoratori alla disconnessione. La proposta è stata avanzata alla Commissione europea lo scorso 21 gennaio 2021. L’appello è stato accolto, singolarmente, da pochi, pochissimi stati, che ne hanno saputo comprendere l’urgenza: Belgio, Francia, Italia e Spagna.

Un’esiguità che è stata poi confermata, qualche mese dopo, anche da un articolo di La Stampa, risalente allo scorso giugno:

“Volendo classificare con precisione i Paesi, analizzando i dati di Eurofound sulle norme legate al lavoro agile, si possono individuare quattro categorie in particolare: Italia, Spagna, Francia e Belgio adottano un approccio bilanciato tra la disciplina dello smart working e una normativa sulla disconnessione; Repubblica Ceca, Lituania, Polonia e Portogallo hanno norme che «promuovono» il lavoro agile ma non prendono in considerazione il rischio di «always-on»; Austria, Bulgaria, Estonia, Germania, Grecia, Croazia, Ungheria, Lussemburgo, Malta, Olanda, Romania, Slovenia e Slovacchia applicano una legislazione sul lavoro da remoto con regole generali, senza cenno alla disconnessione; non hanno invece alcuna norma specifica sul lavoro agile UK, Cipro, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lettonia e Svezia”[2].

Diritto alla disconnessione

Prima del Portogallo: il diritto alla disconnessione in Italia

In Italia, le prime misure in tema di lavoro agile – o smart working – sono state contemplate all’interno del decreto-legge 13 marzo 2021, n.30, poi convertito nella legge 6 maggio 2021, n. 61, entrata ufficialmente in vigore a partire dal 13 maggio 2021.

Quest’ultima, per la prima volta nell’ordinamento italiano, riconosce al “lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati. L’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”[3].

Tuttavia (ed è per questo che il Portogallo, sebbene arrivato dopo, è riuscito comunque a superare l’Italia), la legge non sancisce nessun divieto effettivo per il datore di lavoro e, dunque, non prevede nemmeno nessuna sanzione per quest’ultimo. Al datore di lavoro, infatti, è ugualmente concesso di inviare una e-mail al proprio dipendente, anche a tarda sera. Il dipendente, però, può tranquillamente esercitare il suo diritto e decidere di ignorare il messaggio, al di fuori dell’orario di lavoro, senza dover temere alcuna misura di ritorsione[4].

In Italia, i lavoratori agili possono associarsi ed essere rappresentati dal primo sindacato degli smart worker italiano, la Smart Workers Union, nato proprio nel 2020.

La versione portoghese del diritto alla disconnessione

L’emendamento al Codice del Lavoro, che, come detto, è stato approvato dal Parlamento portoghese lo scorso 5 novembre, è stato discusso insieme ad altre proposte per nuove regole in materia  smart working e si applicherà a tutti i lavoratori indistintamente, sia quelli in presenza che quelli a distanza.

La nuova legge portoghese prevede, dunque, un vero e proprio divieto per i datori di lavoro. La violazione della nuova norma, pertanto, darà luogo ad un illecito amministrativo, per cui sarà prevista una sanzione pecuniaria.

È stato stabilito, inoltre, che le aziende dovranno contribuire alle spese domestiche, quali costo della luce e della connessione Internet, ad esempio, dei dipendenti che lavoreranno da casa. Potranno farlo i genitori con 3 figli, se di età inferiore agli 8 anni, alternandosi tra loro, ma anche chi con familiari malati o disabili.

Diritto alla disconnessione

In conclusione, quella portoghese si configura, al momento, come una legge in tema di diritto alla disconnessione molto più avanzata rispetto alla media europea. E non a caso. Il Portogallo, infatti, è uno dei Paesi europei che più sta investendo per promuovere e agevolare lo smart working, concepito come qualcosa che è in grado di rivoluzionare – più nel bene che nel male – il mondo del lavoro, ma, ovviamente, solo se ben regolamentato.


[1] Redazione, “Il Parlamento europeo vuole garantire il diritto alla disconnessione dal lavoro”, Parlamento europeo, 26 gennaio 2021. Consultabile al seguente indirizzo https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20210121STO96103/il-parlamento-europeo-vuole-garantire-il-diritto-alla-disconnessione-dal-lavoro.

[2] Silvia Serafini, “Diritto alla disconnessione, in Europa ognuno fa da sé. Mancano le linee guida per la regolamentazione dello smartworking”, La Stampa, 15 giugno 2021. Disponibile al seguente indirizzo https://www.lastampa.it/economia/lavoro/2021/06/15/news/diritto-alla-disconessione-in-europa-ognuno-fa-da-se-mancano-le-linee-guida-per-la-regolamentazione-dello-smartworking-1.40392849/.

[3] Legge 6 maggio 2021, n. 61, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena”. Disponibile al seguente indirizzo https://www.cliclavoro.gov.it/Normative/L-6-maggio-2021-n-61.pdf.

[4] Cfr. Domenico Cozzitorto, “Lavoro agile e diritto alla disconnessione”, Altalex, 4 agosto 2021. Disponibile al seguente indirizzo https://www.altalex.com/documents/news/2021/06/24/lavoro-agile-diritto-disconnessione.

Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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