Written by 09:11 Home, Reviews

“Don’t look up”: basato su fatti realmente possibili

Tutto il meglio del peggio

Don't Look Up

Il miglior film di questo inverno? Senza dubbio Don’t look up, uscito su Netflix lo scorso 24 dicembre.
Ha tutti gli ingredienti giusti per diventare un cult di questo particolare periodo storico che stiamo vivendo.  Prendi una catastrofe imminente, qualche politico corrotto, un pizzico di trash alla Barbara D’Urso e condisci il tutto con gli attori più fighi in circolazione. Ecco il prodotto perfetto, di cui tutti continueranno a parlare.

Don’t look up: il nuovo film di Adam McKay

Ci troviamo davanti all’ultima fatica del regista, sceneggiatore e attore comico statunitense Adam McKay, che con intelligenza e ironia ci regala uno scorcio di ciò che potrebbe accadere in un futuro, forse, non troppo lontano.

La dottoranda Kate Dibiasky scopre una gigantesca cometa. Tuttavia, l’entusiasmo viene quasi immediatamente cancellato da un’altra assai meno felice scoperta: la cometa è in rotta di collisione con il pianeta Terra. Tempo rimanente all’umanità prima della totale estinzione: 6 mesi circa. La sconvolgente notizia costringe i due scienziati protagonisti ad allertare i vertici del governo statunitense e non solo, ma questo scatenerà una reazione domino di situazioni folli e assurde.

È chiaro che il regista ironizza sull’ormai più che accertato problema del climate change e su come questa questione venga usata dai politici di turno per attrarre consensi, senza concludersi in manovre pratiche radicali. Ma, che Adam McKay lo abbia voluto intenzionalmente oppure no, Don’t look up è una storia che si adatta fin troppo bene anche alle vicissitudini che la pandemia mondiale ha portato con sé: discriminazione, complottismo, lotta al sistema e chi più ne ha più ne metta.

Don’t look up: top o flop?

Di sicuro, il primo motivo per cui viene voglia di guardare Don’t look up è l’incredibile cast del film. Basta Leonardo Di Caprio sulla locandina per avere la certezza che, perlomeno, il film non sarà una baggianata totale. Rafforzano la tesi la presenza di Jennifer Lawrence, Jonah Hill, Cate Blanchett e nientemeno che Meryl Streep. Una fetta della grande Hollywood per far passare un messaggio che forse risulta un po’ troppo abbagliato dalle sue stesse stelle. Don’t look up si può considerare un film top oppure flop?

Don't Look Up

I temi che emergono sono tantissimi e tutti attuali: a cominciare dall’inaffidabilità delle istituzioni, che pur di ottenere ciò che vogliono, calpestano e infangano la verità, impacchettando le informazioni privilegiate in un copione studiato da dare in pasto ai media. E proprio l’utilizzo dei mass media è l’altro grande tema affrontato da McKay. Un grande potere da cui derivano grandi irresponsabilità, si potrebbe dire. I media che, come un frullatore in continua azione, mescolano le notizie in un cocktail letale, in cui diventa quasi impossibile distinguere la verità dalla menzogna, l’importante dal superfluo.

Al centro di tutto questo ci siamo noi. Don’t look up mostra come ormai l’opinione individuale sia stata surclassata da un’opinione collettiva e dal bisogno fisiologico di appartenere a un gruppo. E mentre cerchiamo di decidere, non troppo autonomamente, da che parte stare, ecco che veniamo subito distratti da un bel meme, trend topic della settimana. Al centro di tutto c’è un’umanità che, più di non sapere, sembra far finta di non rendersi conto delle patologie da cui è affetta, come l’ADHD e un’infodemia irreversibile e quello che viene da chiedersi alla fine è se questa umanità meriti davvero di sopravvivere.

Don’t look up: un punto di vista umanamente scientifico

Può una cometa o un asteroide distruggere la Terra? Certo che sì.

È già accaduto con i dinosauri, perché con noi dovrebbe essere diverso? Anzi, se i dinosauri avessero avuto i mezzi necessari, probabilmente avrebbero salvato il pianeta e tutta la loro specie. Perché è questo l’istinto di sopravvivenza, che ci fa smettere di ragionare in quanto individui e iniziare a ragionare in quanto specie. Ma è pur sempre dell’uomo che stiamo parlando. Ci illudiamo che anni di storia possano averci insegnato qualcosa di utile, invece tutto torna ancora e ancora. Cambia solo la forma.
Oggi i meme, domani chissà. Finché continuerà a esserci un domani.  


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

(Visited 356 times, 1 visits today)
Close