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Come si fa a “smascherare” le emozioni ai tempi del Coronavirus?

Uno studio suggerisce che l’uso prolungato delle mascherine potrebbe compromettere il regolare sviluppo delle competenze socio-emotive dei più piccoli

Mascherine ed emozioni

Saper interpretare correttamente le espressioni sul volto degli altri non è una dote innata, per nessuno, ma una capacità che tutti sviluppiamo crescendo. Così, nel momento in cui l’emergenza da Covid-19 ci ha imposto l’obbligo di indossare una mascherina, nascondendoci buona parte del viso, alcune ricercatrici dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova – Monica Gori, Lucia Schiatti e Maria Bianca Amadeo – si sono poste un interrogativo: quali le conseguenze di tale norma preventiva, soprattutto per i più piccoli?

Dal momento che saper riconoscere le emozioni altrui è fondamentale per saper ben interagire gli uni con gli altriil comportamento assunto da una persona, infatti, dipende anche dalle emozioni che quella persona ha ritenuto trasparire dal volto di un’altra -, ci si è chiesti, allora, se le condizioni di vita imposte dall’emergenza sanitaria non stiano in qualche modo compromettendo il regolare sviluppo delle competenze emotivo-relazionali nei bambini.

Emozioni e relazioni interpersonali

Rabbia e felicità. Sono queste le emozioni che siamo soliti riconoscere per prime, il che ci suggerisce che distinguere tra emozioni positive e negative sia una delle prime cose che impariamo a fare, già nei nostri primi mesi di vita. A soli 4 mesi, si è già in grado di associare rabbia e felicità a specifiche espressioni facciali. Distinguere anche il grado di intensità delle emozioni è lo step successivo.

A due anni, invece, si inizia ad essere in grado di far corrispondere le espressioni facciali di una persona con le sue azioni. Pertanto, è nei nostri primi anni di vita che cominciamo a capire come interagire socialmente e iniziamo a farlo modulando i nostri comportamenti nientemeno che alle espressioni facciali di chi ci accudisce.

È soltanto nell’ultima fase dell’infanzia e durante l’adolescenza che l’abilità nel riconoscere le emozioni, ad esempio, dal modo di muovere gli occhi e da quello di parlare si stabilizza. Proprio per questo, da precedenti studi è emerso che con le mascherine non si starebbe correndo il rischio di ridurre l’efficacia delle interazioni sociali dei bambini di un’età compresa tra i 7 e i 13 anni. La ricerca delle studiose italiane, però, ha voluto prendere questi studi come punto di partenza per meglio considerare quanto effettivamente accade anche e soprattutto con i più piccoli.

Emozioni “mascherate”: lo studio

Gori, Schiatti e Amadeo, dunque, hanno voluto rendere il loro studio più inclusivo, auspicabilmente più esatto, perché più completo e, dunque, preciso, prevedendo la partecipazione di 119 persone, tra cui:

  • 31 bambini di età prescolare, ovvero tra i 3 e i 5 anni;
  • 49 bambini tra i 6 e gli 8 anni;
  • 39 adulti, dai 18 ai 30 anni.

Gli esperimenti sono stati condotti entro le due settimane dalla fine del primo lockdown in Italia, quando le mascherine hanno rappresentato una novità per tutti, senza alcuna distinzione di età, di modo che i test non potessero risultare falsati da un qualche tipo di esperienza precedente. 

Ai partecipanti, sottoposti ad un questionario online, via smartphone, è stato chiesto di identificare le espressioni facciali, e da qui le emozioni (diverse tra loro anche per grado di intensità), di un dato numero di persone, fotografate sia con che senza mascherina.

Tutti i gruppi di partecipanti agli esperimenti sono risultati mediamente “confusi” a causa delle mascherine, ma – come volevasi dimostrare – in particolar modo i bambini in età prescolare, che, diversamente da quanto riescono a fare i bambini più grandi (dagli 8 anni in su), fanno affidamento unicamente sulla loro capacità di lettura delle espressioni emozionali e non ancora su altre tipologie di indizi.

Pertanto:

  • i bambini di età prescolare sono stati in grado di “smascherare” correttamente le emozioni soltanto il 40% delle volte circa;
  • i bambini tra i 6 e gli 8 anni tra il 55% e il 65% delle volte;
  • gli adulti, infine, tra il 70% e l’80% delle volte.

Emozioni “smascherate”: alcune conclusioni

La ricerca è stata pubblicata in un articolo sulla rivista Frontiers in Psychology il 25 maggio 2021[1]. Si tratta di uno studio preliminare. Non è ancora chiaro, infatti, se un uso prolungato delle mascherine possa effettivamente compromettere il regolare sviluppo delle competenze socio-emotive dei più piccoli.

Le stesse ricercatrici hanno già dichiarato di voler ripetere i loro esperimenti trascorso un anno dall’introduzione di questi dispositivi di protezione, considerando l’eventualità in cui l’abitudine e, dunque, l’esperienza possano entrare in gioco migliorando la resa dei partecipanti.

La questione, intanto, ha destato l’attenzione di società ed istituzioni. OMS e UNICEF, infatti, hanno disposto fin da subito una guida ad uso delle autorità pubbliche, sconsigliando l’utilizzo delle mascherine per i bambini fino ai 5 anni, così da permettere loro di interagire normalmente quantomeno tra coetanei.

Tuttavia, ci sono anche altri fattori di cui dover tener conto, anche in fasce d’età maggiore. Gori, Schiatti e Amadeo, ad esempio, suggeriscono di contemplare, per tutti, l’uso di una mascherina trasparente quando si tratta di relazionarsi sia con bambini che con adolescenti con disabilità, onde evitare di ostacolare ulteriormente la loro piena ed effettiva partecipazione nella società.


[1] Monica Gori, Lucia Schiatti, Maria Bianca Amadeo, “Masking Emotions: Face Masks Impair How We Read Emotions”, Frontiers in Psychology, 25 maggio 2021.

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Autore articolo

Federica Fiorletta - autore

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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