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Bones and All: un Guadagnino ‘indigesto’ al pubblico in sala

Un classico ‘on the road’ americano che di classico non ha proprio nulla

Bones and All

Presentato al Festival del Cinema di Venezia 2022 e già vincitore del Leone d’argento per la miglior regia, Bones and All è disponibile in queste settimane nei cinema italiani. La nostra redazione non ha potuto far a meno di farsi trascinare in sala dall’ultimo lavoro del regista Luca Guadagnino e dell’ormai amatissimo Timothée Chalamet. Ne sarebbe valsa la pena? I giudizi letti online erano i più disparati e ampiamente negativi ma, al netto dei dubbi iniziali, non ci siamo fatti scoraggiare!

Bones and All: romantico, horror e drammatico

Locandina Bones and All

Bones and All può essere riassunto come un classico film ‘on the road’ americano anche se di classico non ha nulla. Romantico, horror e drammatico: sicuramente è tutte e tre le cose. La trama racconta la storia di Maren, una giovane che, nonostante sia appena diciottenne, ha già dovuto più volte cambiare vita, in fuga da se stessa.

Una fuga, la sua, che diventa un vero e proprio viaggio per gli Stati Uniti dopo l’abbandono da parte del padre e l’incontro con Lee, interpretato da Timothée Chalamet, con il quale condivide molto più di quello che potrebbe apparire a un primo sguardo. Un racconto di Zemeckiana memoria, se ci si passa il paragone, con i due protagonisti che incontrano sul loro percorso una serie di personaggi, assolutamente non convenzionali, attraverso i quali, nel bene e nel male, riescono a conoscere meglio se stessi e le proprie paure.

Il loro è un viaggio di accettazione e di amore, di crescita personale e di sconforto, quando si realizza che nonostante gli sforzi per vivere una vita secondo le ‘regole’, la propria natura torna prepotentemente a bussare alla propria porta.

Bones and All: non è un film per i deboli di cuore

Ci sono alcuni aspetti che balzano subito all’occhio del film di Guadagnino. Bones and All non è un film per i deboli di cuore. E non lo è neppure per i deboli di stomaco. Andava detto! Ma questo ormai è assodato. Il perché, però, lasciamo che siate voi a scoprirlo in sala.

Quello che attira subito lo spettatore, sin dalle prime scene, è la fotografia che strizza l’occhio alle pellicole anni ’80, dai colori pastello. Una scelta interessante e assolutamente azzeccata, sebbene dissimile dai Guadagnino del passato.

Interessante l’uso della telecamera che riesce a pennellare sapientemente il profilo dei personaggi, specialmente quello di Sully, ambiguo, inquietante e affascinante allo stesso tempo.

Un film che, forse, al pari Crimes of the Future del regista David Cronenberg, ci ha lasciato un pesante senso di angoscia ma che, tirando le somme, ci è piaciuto molto. Un film che consigliamo vivamente di vedere, sperando che possiate apprezzarlo quanto noi.

Immagine di copertina: empireonline.com

Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
Se volete rendermi felice regalatemi un libro
o portatemi a vedere un bel film.

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