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La difesa del cervello

Quando il cervello parla, il sistema immunitario ascolta


Il cervello. La stazione di comando del nostro organismo, non solo per riflessi, movimenti, stimoli; ma anche per emozioni, sensazioni ed esperienze. Insomma, il cervello racchiude quasi tutto di noi stessi e fa sì che viviamo la nostra vita. Potremmo dire che è la zona più importante del nostro corpo e, proprio per questo motivo, studiosi e scienziati hanno posto l’attenzione sul suo sistema di difesa. E solo come “un buon cervello” sa fare, le recenti scoperte hanno stupito i ricercatori. Scopriamo insieme cosa c’è di nuovo nel sistema immunitario del cervello.

La difesa del cervello: prima e dopo

Come abbiamo detto, il cervello è la parte più importante del nostro organismo e, in quanto tale, la sua protezione è cruciale. Madre natura ci ha già pensato, dotando il cervello di una fortificazione, chiamata barriera emato-encefalica. Si tratta di una “struttura” interposta fra flusso sanguigno e parenchima nervoso (il tessuto specifico di un organo che gli conferisce le sue caratteristiche funzionali e strutturali) che regola in modo selettivo il passaggio sanguigno di sostanze chimiche da e verso il cervello, proteggendo il sistema nervoso da avvelenamenti.

In altri termini, potremmo definirla la barriera a nord che protegge Grande Inverno dagli “estranei” al nostro cervello. Proprio in virtù di questa fortificazione, i ricercatori hanno da sempre sostenuto che il sistema difensivo del nostro cervello fosse ben diviso dal sistema immunitario che si occupa di proteggere il resto del nostro organismo. Ma le cose stanno diversamente. A quanto pare, recentemente è stato scoperto un collegamento diretto tra cervello e sistema immunitario attraverso alcuni vasi linfatici. Una scoperta che ha lasciato gli addetti ai lavori di stucco, in quanto questo “collegamento mancante” potrebbe aprire nuove strade sulla comprensione di alcune patologie neurologiche, come autismo, o ancora, Alzheimer e sclerosi multipla. Insomma, andranno riscritti interi manuali.

La difesa del cervello: una prospettiva futura

Questa scoperta, che per gli “estranei” della materia potrebbe non sembrare così entusiasmante, va a colmare una consistente mancanza di conoscenze relativa al funzionamento del corpo umano. Inoltre, neanche a dirlo, alle aree di ricerca e di studio esistenti, ora si aggiungono nuove opportunità di ricerca. Come specifica Jonathan Kipnis, professore al Dipartimento di Neuroscienze e Direttore del Centro BIG (Center for Brain Immunology and Glia) presso l’Università della Virginia:

“Invece di domandarsi: ‘in che modo studiamo la risposta immunitaria del cervello?’ e ‘perché i pazienti con sclerosi multipla presentano attacchi immunitari?’, ora possiamo adottare un approccio automatico. Questo avviene perché il cervello è come qualsiasi altro tessuto connesso al sistema immunitario periferico attraverso i vasi linfatici meningei”.

Il passo successivo alla scoperta, infatti, è stata una mappatura (che ancora continua) del modo in cui le cellule immunitarie interagiscono con il cervello, che si tratti di una zona malata oppure sana. Una mole di domande che potrebbero portare a risposte innovative e a soluzioni da adottare che prima mai sarebbero state prese in considerazione.

La difesa del cervello: un gap che viene colmato

Fermiamoci a riflettere solo per un istante. Stiamo per entrare nell’anno 2023 e ancora oggi non si è scoperto tutto delle strutture del corpo umano. Molti scienziati erano convinti che la questione fosse “chiusa” almeno alla metà del secolo scorso. Scoprire il contrario è da un lato entusiasmante e dall’altro scioccante.
Studiosi e scienziati ipotizzano che il neo-legame tra cervello e sistema immunitario potrebbe essersi evoluto nel tempo a fronte di una strategia di sopravvivenza attivatasi su più angolazioni.
Una co-evoluzione che avrebbe consentito a molecole speciali di proteggerci sia a livello immunologico che a livello comportamentale, costituendo una strategia intelligente per difenderci dalle infezioni. Ma la questione non finisce qui. Negli esperimenti condotti per quantificare e qualificare la presenza di cellule immunitarie intorno ai tessuti del cervello, si è dedotto che il sistema immunitario influisce anche sul nostro comportamento, sulla nostra psiche. L’esempio più scontato è quello dell’influenza, che inibisce ogni nostra volontà di attività sociale o di lavoro, spingendoci allo spegnimento quasi totale.

Questo perché il cervello riesce a percepire che in quell’istante il sistema immunitario è in “fermento”. Esiste un complesso sistema di messaggi molecolari scandagliati dal cervello per capire se il sistema immunitario è nella sua piena funzionalità. Se non risultano problemi, il cervello “autorizza” i comportamenti sociali. Altrimenti, li blocca completamente. Tutto ciò sarebbe riconducibile a un’antica teoria del meccanismo evolutivo per cui, in questo modo, viene meno la possibilità di contagiare tutto il branco, preservando la sicurezza della specie.

Insomma, l’entusiasmo per questa nuova scoperta è palpabile, come le possibili strade di ricerca che si aprono verso un futuro molto più consapevole nei confronti del nostro sistema di comando: il cervello.


Fonti:
nature.com
stateofmind.it
saintscare.it
healthdesck.it
almanacco.cnr.it


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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