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Rinoceronte bianco settentrionale: rinasce la speranza per una specie ormai estinta

Grazie alla fecondazione artificiale si spera di dare vita a nuovi esemplari

Rinoceronte bianco settentrionale

Con la morte, nel 2018, dell’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco settentrionale, al mondo ormai sono rimaste solo in due: Najin e Fatu. Madre e figlia sono arrivate diversi anni fa nell’OI Pejeta Conservancy, riserva naturale no profit in Kenia, da uno zoo della Repubblica Ceca, nella speranza che riuscissero a riprodursi in un ambiente più “familiare” alla specie. Purtroppo così non è stato. Nonostante la protezione dell’uomo e la presenza di esemplari maschi, si è scoperto che le due femmine non sono in grado di procreare: una non può partorire, l’altra non può concepire.

Da qui la necessità di trovare un modo per far sopravvivere questa specie, considerata estinta in natura (e tra poco anche in cattività)[1]. La fecondazione artificiale è venuta incontro alle necessità di preservazione della specie. Grazie alle nuove tecnologie di laboratorio, è possibile sfruttare gli ovociti prelevati dai due esemplari femmine per incrociarli con i gameti maschili così da realizzare degli embrioni. Alla realizzazione del progetto ha partecipato anche un istituto italiano, specializzato proprio in questo settore.

Rinoceronte bianco: sottospecie a confronto

Quella del rinoceronte bianco settentrionale è una delle sottospecie di rinoceronte presente al mondo. Assieme a quello bianco meridionale, sono i più socievoli, al contrario del rinoceronte nero. Il Ceratotherium Simum Cottoni (settentrionale) era diffuso in molti Paesi dell’Africa centrale: Uganda, Ciad, Sudan, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo.

Questa sottospecie è stata identificata agli inizi del Novecento, nel 1907, e attorno agli anni ’60 del secolo scorso era molto più numerosa di quella meridionale. Si parla di migliaia di animali decimati nell’arco di un decennio. Già negli anni ’70 gli esemplari rimasti erano 700. Nel decennio successivo erano 15. Nel 2008 erano rimasti in 4. Dal 2018 sono due: gli esemplari femmine di cui vi abbiamo parlato in apertura. Le cause principali sono, ovviamente, la riduzione del proprio habitat naturale, lo scoppio di guerre civili e il bracconaggio.

Savana - Kenya

Il prezzo stimato del corno di rinoceronte bianco nel 2009 era di 3.000 dollari al chilo. Adesso è salito a 60.000 dollari al chilo. Solo nel 2014 sono circa 1.000 gli esemplari di rinoceronte uccisi dai bracconieri.

Il rinoceronte bianco meridionale (Ceratotherium Simum Simum) è stato più “fortunato”. Già negli ultimi decenni dell’800 era in via di estinzione: ne rimanevano tra i 25 ed i 30 esemplari nel continente africano. Si è corsi immediatamente ai ripari proteggendoli e facendo sì che la popolazione si riproducesse, aumentandone il numero, per poi reintrodurli lì dove erano scomparsi o inserendoli in ambienti del tutto nuovi. La sottospecie meridionale, diffusa in Sud Africa, Botswana, Namibia, Mozambico e Zambia, grazie alla protezione ricevuta, nel 2015 contava tra i 19.000 ed i 21.000 esemplari.

Il laboratorio Avantea per la salvaguardia del rinoceronte bianco settentrionale

L’Italia è in prima linea nel tentativo di salvare questa specie. Responsabile del tentativo di fecondazione artificiale è il laboratorio Avantea, con sede a Piacenza, ledear nelle tecnologie di riproduzione assistita. Nata nel 1991 per volontà di Cesare Galli e Giovanna Lazzari, nel corso degli anni ha sviluppato un importante know-how nel settore delle biotecnologie riproduttive, sia in ambito zootecnico che biomedico. A valutare l’operato di questa realtà, come recita lo stesso sito di Avantea, c’è un Comitato Etico Indipendente, composto da esperti di sanità, bioetica, giurisprudenza, genetica, medicina legale, ecc. che si occupa di valutare le ricerche in corso. In Avantea si sono occupati di riproduzione assistita di molti animali, tra i quali cavallo, suino, bufalo e bovino, producendo, ad esempio, embrioni equini in vitro o la clonazione equina.

Come dicevamo, Avantea sta portando avanti il progetto del rinoceronte bianco, prestando le proprie conoscenze affinché si possa salvare la specie.

Avantea ha contribuito attivamente ai tentativi di conservazione del Rinoceronte Bianco del Nord (NWR), una specie in via di estinzione di cui sono rimasti solamente due esemplari al mondo. In collaborazione con un team internazionale, Avantea ha creato con successo embrioni ibridi da ovociti di Southern White Rhino (SWR) e spermatozoi di NWR e ha poi derivato cellule embrionali staminali, utilizzando tecniche di riproduzione assistita.

La criopreservazione al servizio del rinoceronte bianco settentrionale

La criopreservazione[2] o crioconservazione è un processo di laboratorio che permette di conservare cellule e tessuti ad una temperatura costante molto bassa, solitamente attorno ai -196°C. Questa metodologia è necessaria affinché il materiale organico conservato mantenga inalterati struttura e funzione cellulare.

I crioprotettori, nello specifico, sono delle molecole che vengono aggiunte al mezzo di congelamento affinché le cellule siano protette e non vengano danneggiate dalla formazione dei cristalli di ghiaccio intracellulari, assicurando una maggiore resistenza e durata del tessuto stesso.

Criopreservazione

Questa tecnica è ampiamente utilizzata nella conservazione dei gameti (o cellule sessuali), sia umane che animali. Questa tecnica ha permesso di fecondare gli ovociti trasportati nei laboratori italiani di Avantea per fecondarli artificialmente con sperma criopreservato prelevato dai due esemplari maschi già deceduti. Il risultato, come abbiamo visto pocanzi, è stata la realizzazione di embrioni da reimpiantare in madri surrogate di rinoceronte bianco meridionale.

Ci sono dei limiti, però, nell’utilizzo di questo metodo. Mentre si è osservata una maggiore durata nella conservazione dello sperma, circa 25 anni, per gli ovociti si è soliti considerare una conservazione massima di 5 anni. Questo limite è dovuto alla natura stessa della cellula sessuale femminile che, a causa della sua forma sferica, è maggiormente esposta al danneggiamento da parte dei cristalli di ghiaccio.

I “padri” della fecondazione artificiale

Sebbene, in apparenza, si possa pensare che quella della fecondazione artificiale sia una tecnica nata recentemente, in realtà, sappiamo che le prime sperimentazioni si sono avute già nel ‘700. Uno dei “padri” di questa pratica è Lazzaro Spallanzani (1729-1799), laureatosi all’Università di Bologna prima in Biologia, poi in Zoologia e Botanica, negli studi specialistici. Nel 1777 riuscì nel tentativo di fecondare un uovo di rana mentre tre anni più tardi, nel 1780, fecondò un animale viviparo, una cagna, con sperma prelevato precedentemente da un esemplare maschio.

Proprio negli stessi anni un altro studioso portava avanti studi simili allo scienziato italiano. Nel 1762, infatti, Stephan Ludwig Jacobi (1711-1784) riuscì a fecondare degli animali ovipari. Pochi anni più tardi, un terzo studioso riuscì in un tentativo sicuramente innovativo per l’epoca. John Hunter (1728-1793) riuscì nel tentativo di fecondare una donna il cui marito era affetto da ipospadia, una malformazione degli organi genitali.

Spallanzani, Jacobi e Hunter, sono considerati i tre pionieri della fecondazione assistita, riuscendo nei primi importanti tentavi. Questi successi destarono già allora alcuni dubbi sull’eticità della pratica. In uno scambio epistolare tra Spallanzani ed il suo amico biologo Charles Bonnet, quest’ultimo gli scrisse

Non è detto che la vostra recente scoperta non abbia un giorno nella specie umana applicazioni che noi non osiamo pensare, le cui conseguenze non sarebbero certo lievi. Voi mi intendete…….[3].

La questione etica è sicuramente aperta. Sta di fatto che questa tecnica permetterà (si spera) di salvare una specie ormai destinata a scomparire.


[1] Ansa, “Ottenuti due embrioni contro l’estinzione del rinoceronte bianco”, 2021. Consultabile al seguente indirizzo https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2021/01/14/creati-due-embrioni-contro-estinzione-rinoceronte-bianco_8236514c-3f7f-467d-9390-4ce9bf2735b2.html

[2] Gianfranco Blaas, “Crioconservazione”. Consultabile al seguente indirizzo https://www.pazienti.it/contenuti/terapie/crioconservazione 

[3] Roberto Russo, “Dalla fecondazione artificiale alla procreazione medicalmente assistita”, Accademia Lancisiana. Consultabile al seguente indirizzo http://www.accademia-lancisiana.it/russo_cultura_14.htm

Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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