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La scientificizzazione delle lingue africane: sopravvivenza ed evoluzione

Mancano le parole per parlare e, soprattutto, scrivere di Scienza e quest’ultima è ancora priva del sapere custodito da alcune tradizioni orali

Scientificizzare le lingue africane

Sono ancora molte, anche tra le più comuni, le parole della Scienza attualmente inesistenti nelle lingue africane. Il fatto che si tratti di lingue essenzialmente orali è stato spesso preso come giustificazione per relegarle ai margini e lasciarle al di fuori della Scienza.

Coniugando oralità e scrittura, invece, alcuni ricercatori hanno deciso di avviare un progetto di scientificizzazione di 6 lingue africane, selezionate come punto di partenza tra il gran numero di tutte quelle parlate nell’intero continente. L’urgenza, però, è anche quella di una digitalizzazione di queste stesse lingue, onde scongiurare il pericolo di una loro scomparsa.

Una minaccia, quest’ultima, che riguarda anche le lingue indigene, custodi di un sapere scientifico che rischia di estinguersi insieme a loro.

La scientificizzazione della lingua zulu

La lingua zulu è una delle oltre 2mila lingue proprie del continente africano. La si parla in Sudafrica, Malawi, Mozambico ed eSwatini. Si tratta di una delle lingue nguni, un sottogruppo delle bantu, parlate per l’appunto nell’Africa meridionale. A loro volta, le lingue bantu sono una sottofamiglia delle niger-kordofaniane, ovvero una delle famiglie linguistiche più ampie del mondo e una delle più diffuse nel continente africano, sia in termini geografici che per numero di parlanti e vernacoli.

Africa

Ma la lingua zulu è anche una delle tante lingue africane che sono state ignorate dalla Scienza moderna: così, ad esempio, non esiste ancora una parola per “dinosauro”; ne esiste una per “germi” – amagciwane – ma non ne esistono due distinte per “virus” e “batteri”[1]. Questa povertà lessicale, ovviamente, rende piuttosto complicato il discutere di scienza, che sia in lingua zulu o in una delle altre lingue africane dimenticate.

Per questo, allora, proprio recentemente è stato lanciato un ambizioso progetto di ricerca il cui scopo è quello di “decolonizzare la Scienza”.

Decolonizzare la Scienza

Decolonising Science si propone di tradurre 180 articoli scientifici dal preprint server AfricArXiv (e, quindi, articoli non ancora sottoposti a peer review, in attesa di pubblicazione, ma già accessibili online gratuitamente) in 6 lingue africane: le lingue zulu e sotho dall’Africa meridionale; le lingue hausa e yoruba dall’Africa occidentale; le lingue luganda e amarica per l’Africa orientale.

Considerate nella loro totalità, si tratta di lingue parlate da circa 98 milioni di persone.

L’obiettivo dei promotori e dei partecipanti al progetto, però, non è soltanto quello di tradurre, ma anche quello di dar vita a nuovi termini laddove del tutto mancanti. Per rendere i neologismi quanto più immediatamente comprensibili, l’idea è quella di individuare la radice latina o greca di una parola nella lingua di partenza per trovare la radice dal significato corrispettivo nella lingua di arrivo e a partire da questa dar vita al nuovo termine.

Potrebbe anche accadere, però, che un termine sia assente dal patrimonio di una lingua nella sua forma scritta, ma non in quella orale.

Le tradizioni orali sono gli archivi letterari, storici e scientifici dell’Africa.

Amadou Hampâté Bâ

Pertanto, nella realizzazione di questo progetto, sarà indispensabile considerare anche la tradizione orale africana come una preziosa fonte da cui attingere.

Gli ultimi dettagli del progetto

Tuttavia, sviluppare una nuova terminologia scientifica non basta. Così, dunque, per far sì che tutti i nuovi termini diventino d’uso comune, i ricercatori coinvolti nel progetto di decolonizzazione della Scienza hanno previsto, in ultimo, la creazione di appositi glossari in ciascuna delle 6 lingue africane. Quest’ultimi verranno messi a disposizione di studenti e docenti universitari, giornalisti scientifici e aziende tech in ambito machine learning e machine translation (intelligenza artificiale e traduzione automatica).

Decolonising Science è economicamente supportato da Lacuna Fund, un collettivo di istituzioni governative ed enti filantropici europei e nordamericani, a cui si aggiunge Google, che si occupa di finanziare progetti di ricerca in ambito data-science in Paesi a basso-medio reddito.

Il tutto dovrebbe essere portato a termine entro l’inizio del 2022.

Scientificizzazione e digitalizzazione

Stiamo vivendo una rivoluzione digitale a cui, però, le lingue africane finora non hanno preso parte, perché lasciate indietro, trattandosi di lingue concepite esclusivamente come d’uso privato, non impiegate né in ambito formativo né in ambito lavorativo e, come abbiamo visto, messe da parte anche dalla Scienza.

Digitalizzare le lingue africane

L’urgenza, quindi, non è solo quella di una scientificizzazione, ma anche quella di una digitalizzazione. Anche se si terminasse con successo la prima di queste due rivoluzioni, infatti, se non ancora incluse negli algoritmi online, queste lingue continuerebbero a diventare sempre più obsolete, finendo per essere dimenticate.

Attualmente, però, si tratta ancora di lingue d’uso per lo più orale, ma comunque quotidiano. Non possono non esistere solo perché non digitalizzate.

Cosa hanno in comune le lingue africane con quelle indigene?

Come le lingue africane, anche quelle indigene e la corrispettiva tradizione orale, un’altra fonte di inestimabile sapere, sono a rischio estinzione, e forse ancor più delle prime.

Anche questo allarme è stato recentemente rilanciato con la pubblicazione di un nuovo studio dell’Università di Zurigo, che ha coinvolto le popolazioni indigene dell’Amazzonia, della Nuova Guinea e del Nordamerica[2].

La scomparsa di queste lingue, infatti, comporterebbe la grave perdita di un bagaglio di conoscenze ancora esclusive circa l’uso delle piante officinali, riducendo così le possibilità future di scoprire e sviluppare nuovi medicinali (le proprietà del salice bianco e del papavero, ad esempio, sono state alla base dell’invenzione dell’aspirina e della morfina).

Papavero

Il sapere scientifico custodito dalla tradizione orale

Lo studio ha preso in considerazione 3597 specie vegetali con 12495 usi medicinali e 236 lingue indigene dalle 3 regioni d’indagine, diverse sia dal punto di vista biologico che culturale. Il risultato della ricerca è stato alquanto stupefacente: il 75% di tutte le conoscenze circa l’uso delle piante officinali, in quelle aree, è infatti riconducibile a poche singole lingue. Da qui si può facilmente dedurre l’entità della perdita che la loro scomparsa comporterebbe.

Circoscrivendo l’area di indagine alla sola Amazzonia nordorientale, si è ottenuto lo stesso risultato: per 645 piante e 37 lingue, la maggior parte del sapere è comunque riconducibile ad una sola lingua.

Sfortunatamente, le lingue più preziose, perché più ricche, sono proprio quelle più in pericolo.

Difendere le lingue indigene dall’estinzione

Prima dell’arrivo dei coloni portoghesi, nel ‘500, in Brasile si parlavano circa un migliaio di lingue. Di queste, oggi, ne sono sopravvissute circa 160[3].

All’interno dei piani d’azione per la conservazione degli ecosistemi, la sopravvivenza dei patrimoni culturali dovrebbe essere messa sullo stesso piano di quella dei vegetali. Lo reclamano gli stessi scienziati, consapevoli di come Natura e Cultura confluiscano l’una nell’altra.

Popolazioni indigene

Il loro appello, intanto, è stato accolto dall’UNESCO, che ha lanciato il “Decade of Action for Indigenous Languages”, un piano di azione globale a difesa delle lingue indigene, a partire dal 2022 e fino al 2032.


[1] Cfr. Sarah Wild, “African languages to get more bespoke scientific terms”, Nature, 18 agosto 2021. Disponibile al seguente indirizzo https://www.nature.com/articles/d41586-021-02218-x?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=064ac9f2f0-briefing-dy-20210819&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-064ac9f2f0-46136706.

[2] Cfr. Sibélia Zanon, “Extinction of Indigenous languages leads to loss of exclusive knowledge about medicinal plants”, Mongabay, 20 settembre 2021. Consultabile al seguente indirizzo https://news.mongabay.com/2021/09/extinction-of-indigenous-languages-leads-to-loss-of-exclusive-knowledge-about-medicinal-plants/?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=b1e8359524-briefing-dy-20210921&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-b1e8359524-46136706.

[3] Ibidem.

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Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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