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Ecologia dei parassiti: poco amati ma necessari per gli ecosistemi

Questa branca della Scienza sta conoscendo un largo sviluppo negli ultimi anni. C’è ancora molto da sapere

ecologia dei parassiti

Fino a qualche decennio fa si riteneva che i lupi, in quanto predatori, fossero dannosi agli ecosistemi. Fiabe e favole sono piene di pericolosi lupi cattivi, eppure, la scienza è stata in grado di ribaltare la pessima reputazione che questi predatori si sono guadagnati, loro malgrado, nel corso dei secoli. È possibile realizzare un rebranding simile anche sui parassiti? È quello che alcuni scienziati, che si occupano di ecologia dei parassiti, stanno cercando di fare nell’ultimo decennio.

Visti come rischiosi per la nostra sopravvivenza e di quella di altre specie animali, i parassiti hanno ricevuto sempre poca attenzione da parte del mondo scientifico. Basti pensare che solo il 10% delle specie di parassiti, ad oggi, ha un nome, denotando una scarsa attenzione per questo ampio e sconosciuto mondo. Ma questa nostra ignoranza si paga cara. Almeno è questo che pensano gli ecologisti parassitari i quali stanno cercando di capire come i cambiamenti climatici stiano influenzando anche questi metazoi multicellulari, portandoli a rischio estinzione. Il tutto con una imbarazzante mancanza di dati scientifici che si sta cercando di colmare.

Ecologia dei parassiti: un mondo tutto da scoprire

Quasi tutte le specie viventi sul pianeta hanno almeno un parassita che si è sviluppato appositamente per sfruttarlo. All’interno di questo vastissimo mondo animale rientrano batteri, virus, funghi e protozoi, dalle dimensioni più disparate: si va da piccoli esseri microscopici sino a tenie lunghe anche 40 metri.

Il loro ciclo vitale, poi, può essere davvero complesso e richiedere anche fino a cinque ospiti diversi per consentire loro di passare dall’uovo alla larva fino all’adulto. Un esempio può essere l’Euhaplorchis californiensis, parassita che vive nelle paludi dell’area meridionale della California.

Le uova del parassita vengono rilasciate negli escrementi degli uccelli costieri. Le lumache corno consumano gli escrementi e diventano sterili. Una volta che il parassita ha vissuto nella chiocciola per un paio di generazioni, le cercarie – ossia le sue larve – nuotano nella palude attaccandosi alle branchie del killifish, facendosi strada lungo un nervo e nella cavità cerebrale, dove zombificano l’ospite costringendolo a saltare fuori dall’acqua e a farsi mangiare dagli uccelli.

Un comportamento che aumenta di 30 volte le possibilità che venga catturato e consumato da un uccello rispetto a un esemplare non infetto. Una volta consumato il pesce, il parassita vive nell’intestino dell’uccello e produce uova da rilasciare nelle feci, che vengono sparse nelle paludi e negli stagni.

Ecologia dei parassiti: anche loro meritano di essere salvaguardati

L’esempio appena menzionato è sicuramente disgustoso dal nostro punto di vista ma non tutti vedono l’esistenza dei parassiti come un aspetto deprecabile. Secondo gli ecologisti parassitari, il fatto di individuare dei parassiti nei pesci significa – sembra incredibile ma è così – che l’ecosistema in cui vivono è sano.

“Un articolo di Science Advances del 2017 ha stimato che fino al 30 percento dei vermi parassiti potrebbe estinguersi nei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici e di altre pressioni, e stiamo appena iniziando a capire come si riverbererà una tale sbalorditiva perdita di biodiversità”[1]. Il problema, dicevamo in precedenza, è che abbiamo scarsa conoscenza di questo micro-mondo.

La Professoressa Chelsea Wood dell’Università di Washington si è chiesta come poter colmare questa lacuna di informazioni, cercando anche dati storici sull’evoluzione dei parassiti. La risposta era a pochi passi dal suo laboratorio. La Collezione di pesci dell’Università di Washington al Burke Museum of Natural History and Culture è la più grande del Nord America: circa 13 milioni di esemplari marini sono conservati in 40.000 barattoli pieni di etanolo.

Taenia solium scolex. Fonte immagine: Wikipedia.

La ricercatrice, spulciando tra gli scaffali, ha individuato varie specie ittiche da analizzare, ognuna delle quali ha ricevuto un esame fisico, dentro e fuori, prima per i pidocchi di mare attaccati alla pelle e poi per i vermi parassiti negli organi e nelle branchie. I risultati sono stati pubblicati nel 2021 su Frontiers in Ecology and the Environment e “in più di 100 esemplari, i ricercatori hanno identificato quasi 2.500 parassiti che rappresentano almeno 23 taxa, di cui 12 erano abbastanza prevalenti per analizzare le tendenze della loro popolazione nel tempo. Di questi 12, nove non sono cambiati in abbondanza nel corso dei decenni; due, un trematode e un verme dalla testa spinosa, sono diminuiti; e un altro, un trematode, aumentato”[2].

Quali processi permettono il proliferare di alcune specie rispetto ad altre? Questa è una delle domande di ricerca sulle quali, questa nuova branca della scienza che è l’ecologia dei parassiti, si sta concentrando.

Ecologia dei parassiti: non solo nemici ma anche un’opportunità

Generalmente siamo portati a pensare che ciò che è brutto sia anche cattivo e, nel caso dei parassiti, possiamo anche concordare in una certa misura. Ma al di là dei canoni di bellezza, i parassiti sono anche una importante risorsa. Nuovi studi rivelano che i parassiti rappresentano il 75% dei collegamenti nelle reti alimentari e che forniscono preziosi servizi ecosistemici.

“Come i predatori, i parassiti possono esercitare un effetto sulle popolazioni di altri organismi nel loro habitat, che modella tutto, dal ciclo dei nutrienti ai tipi di piante che crescono lì fino all’abbondanza dei principali predatori”. Insomma, i parassiti non sono quei mostri che abbiamo sempre visto ma svolgono un compito importante che non abbiamo ancora compreso a pieno ma che sicuramente vale la pena scoprire.


[1] Rachel Nuwer, “The Scientists Fighting for Parasite Conservation”, Scientific American, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.scientificamerican.com/article/the-scientists-fighting-for-parasite-conservation/

[2] Ibidem.

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Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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