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Denatalità: si tratta di un problema o di una soluzione?

Stiamo attraversando un lungo inverno demografico, aspettando una primavera che non sappiamo se e quando arriverà

Donna incinta

Come ci è stato ricordato anche in occasione della pubblicazione del Rapporto Istat 2022, presentato lo scorso 8 luglio, è dal 2014 che la popolazione italiana diminuisce.

Sebbene, infatti, il numero delle famiglie si dica in aumento, bisogna specificare il fatto che ad aumentare sono, in realtà, le famiglie composte da una sola persona, le quali hanno superato in numero – rappresentando il 33% del totale – quelle costituite da coppie con figli. In Italia, dunque, non si fanno più figli, e la popolazione continua ad invecchiare, con un trend che, secondo le ultime previsioni demografiche, rimarrà invariato anche nei prossimi decenni.

In Italia e nel mondo, però, siamo sempre meno, ma pur sempre troppi…

Denatalità: le risorse non bastano

Per poter soddisfare la domanda di risorse della sua popolazione, il nostro Paese necessiterebbe di altre 5,3 Italie. Quest’anno, infatti, l’ora dell’indebitamento ecologico è scoccata, per noi, lo scorso 15 maggio 2022, data del nostro overshoot day, il giorno in cui abbiamo ufficialmente esaurito tutte le risorse che il nostro Paese è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni.

Per la Terra, invece, l’overshoot day è scattato il 28 luglio 2022, un giorno prima rispetto al 2021. Nel 2020, però, a causa della pandemia, avevamo potuto registrare ben 24 giorni di scarto rispetto all’anno precedente. Ma non ci abbiamo messo poi molto per tornare ad abusare delle risorse che il nostro pianeta ci mette naturalmente a disposizione. Così come siamo messi ad oggi, avremmo dunque bisogno di altre 1,75 Terre.

Facendo meno figli, è ovvio che consumeremmo meno risorse e produrremmo meno emissioni, anche se, è altrettanto ovvio che non si tratta solo di questo. Ma la denatalità, allora, è un problema o una soluzione? Beh, “questo è il dilemma”.

Denatalità: l’inverno demografico

Quello del nostro Paese è un destino comune anche ad altri. Se, infatti, nel XX secolo il continente europeo ospitava il 18% di tutta la popolazione mondiale, questa percentuale, adesso, si è ridotta al 9,5%. Gli europei sono diventati meno di 1 miliardo, così come gli americani, superati dagli africani, il cui numero è pari a 1,5 miliardi, e dagli asiatici, che invece sono 4,5 miliardi[1]. Attingendo all’immaginario fantastico di C.S. Lewis, è un po’ come se i diversi Paesi, soprattutto quelli occidentali, si stessero trasformando nella Narnia della Strega Bianca, in preda ad un inverno perenne, quello demografico (anche se, in realtà, da noi le temperature aumentano e i ghiacciai si sciolgono sempre più velocemente). Ma tornerà mai la primavera? Pare, invece, che addirittura la Cina stia andando incontro a questo inverno.

Nel 2021, infatti, il Paese dell’Estremo Oriente ha registrato il tasso di natalità più basso degli ultimi 70 anni circa, per la precisione dal 1949, con soli 10 milioni di nuovi nati. È per questo che, sebbene la National Health Commission abbia dichiarato, in un articolo pubblicato ad inizio agosto, che la popolazione cinese – la più grande al mondo – debba ancora raggiungere il suo picco massimo, secondo alcuni demografi questo sarebbe già stato toccato e anche la popolazione cinese sarebbe, invece, in declino[2].

“Complici”, anche in questo caso, le nuove generazioni di giovani, molto più preoccupate per il futuro del nostro pianeta rispetto alle precedenti, e le donne, sempre più numerose a scegliere l’istruzione e la carriera. L’allarme pinkeducation è stato lanciato anche in Ungheria. Proprio così. Secondo un report redatto dai revisori economici del Parlamento vicini al Primo Ministro Viktor Orbán, le donne “sono sovrarappresentate nell’istruzione accademica ungherese e un aumento delle laureate potrebbe portare a un calo delle nascite, perché le donne istruite non sarebbero in grado di trovare coniugi altrettanto istruiti”[3].

Denatalità: riflettiamo insieme

Dato il livello, più o meno elevato, di regressione di alcuni Stati – come, ad esempio, i due sopracitati – anche in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere, è evidente che, per le donne in generale, la possibilità di scegliere di avere o non avere figli debba essere percepita ancora come un privilegio[4]. A quante, infatti, la giustizia riproduttiva viene tuttora negata?

Pertanto, la denatalità può essere sia un problema che una soluzione, sia un’espressione di egoismo che di altruismo, dipende un po’ dai punti di vista, dai propri progetti di vita, e, d’altronde, il mondo è bello anche perché è vario. Ciò non significa che il cambiamento climatico non esista, anzi, dovremmo a maggior ragione preoccuparci del mondo che lasceremo ai nostri figli e dei figli che lasceremo al nostro mondo. Ma una cosa è certa, fare figli non dovrebbe in alcun modo essere un imperativo, né biologico né tantomeno morale, ma ovunque dovrebbe potersi trattare di una scelta (ovviamente, da prendere sempre con la giusta cognizione di causa).


[1] Cfr. Antonio Pascale, “Non fare figli è una forma di altruismo?”, Rivista Studio, 12 luglio 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.rivistastudio.com/inverno-demografico/.

[2] Cfr. Yvaine Ye, “When will China’s population peak? It depends who you ask”, Nature, 25 agosto 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.nature.com/articles/d41586-022-02304-8?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=52b01defe9-briefing-dy-20220825&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-52b01defe9-46136706.

[3] Giulia Tosoni, “Ungheria: “Le donne istruite sono un pericolo per il Paese, a rischio la natalità e l’economia””, Wordly.it, 31 agosto 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.instagram.com/p/Ch67kROswT2/.

[4] Cfr. Donna Lu, “As a science journalist I’m reconsidering having kids. I’m not the only one”, The Guardian, 9 aprile 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.theguardian.com/books/2022/apr/10/as-a-science-journalist-im-reconsidering-having-kids-im-not-the-only-one.

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Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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