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Sistema energetico italiano: la crisi arriva da lontano

La guerra in Ucraìna ha posto in luce tutti i limiti del sistema italiano ed europeo. È tempo di cambiamenti

sistema energetico

È stato duro il discorso tenuto dal Premier Mario Draghi il quale, riferendo in Parlamento rispetto al conflitto in Ucraìna, ha criticato la mancanza di programmazione e lungimiranza nella costruzione del nostro sistema energetico. Come da lui ricordato nel corso della seduta del 25 febbraio, il 45% del gas importato nel nostro Paese proviene dalla Russia – ormai il nemico pubblico numero uno – con un aumento del 27% rispetto ai livelli di 10 anni fa. Non solo.

Il Presidente del Consiglio non si è fatto scappare l’occasione per ricordare l’imprudenza nel non aver diversificato le fonti di energia e i fornitori in tempo utile ad evitare questa situazione. La nostra produzione interna è stata ridotta da 17 miliardi di metri cubi nel 2000 a 3 miliardi nel 2020 a parità di consumi nazionali[1]. Cosa vogliono dire questi numeri e quali riflessioni ci porta l’attuale situazione?

Sistema energetico: i prezzi volano alle stelle

I prezzi del gas e del petrolio sono in continua salita. Un trend che ha cominciato a mostrare i primi segni dalla primavera scorsa con la fine delle restrizioni e i primi segnali di ripresa economica, lavorativa e produttiva. Una ripresa che ha cominciato a far tornare su i prezzi, influenzati anche dalla geopolitica e dai primi passi di Vladimir Putin, Presidente della Russia, verso le scelte che lo hanno portato ad invadere l’Ucraìna una settimana fa.

Al momento i prezzi all’ingrosso del gas sono del 400% più alti come per l’elettricità che fa segnare +260% rispetto a un anno fa. Aumenti che si riverberano anche nel prezzo al dettaglio, cioè al cliente finale, che vede aumentare la propria bolletta rispettivamente del 51% per il gas e del 30% per l’elettricità[2]. Proprio per fermare questa emorragia, pochi giorni fa il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi di Maio si è recato in Algeria, in compagnia dell’Amministratore Delegato di Eni Claudio Descalzi, per diversificare i fornitori di gas. Ma si tratta di una soluzione d’emergenza alla quale dovrebbe fare seguito una riforma più strutturale non solo a livello nazionale ma europeo.

Gli analisti parlano di una situazione che perdurerà, con ogni probabilità, anche nel 2023. Per parlare di cifre, un italiano deve aspettarsi un costo di 900 euro in più in bolletta rispetto ai livelli del 2021[3].

Una crisi energetica che sa di ritorno al passato

Nel suo discorso al Parlamento Draghi ha annunciato anche un altro passo importante: il necessario ritorno al carbone. Eppure solo pochi mesi fa, nell’attesa conferenza sul clima Cop26 di Glasgow, tra i pochi obiettivi fissati a livello mondiale vi era l’eliminazione totale del carbone con una prima tappa fissata al 2030 e il traguardo finale della carbon neutrality al 2050. Insomma, almeno per il momento sembra che la crisi ambientale e Greta Thunberg abbiano lasciato il passo alle richieste energetiche di privati e aziende.

Anche gli Stati Uniti si sono detti disponibili a importare gas liquefatto verso l’Europa per venire incontro alla domanda. Una decisione, questa, che comporterebbe un ritorno al passato del nostro Paese il quale dovrebbe riaprire i rigassificatori.

“Il gas naturale subisce […] un processo di liquefazione direttamente sul luogo di estrazione. Questo per consentirne il trasporto via mare all’interno delle navi cisterna. Una volta che però arriva a destinazione, la materia prima deve essere trasformata nuovamente allo stato gassoso, in modo da poter essere poi trasportata via terra attraverso la rete di distribuzione nazionale (metanodotto)”[4].

Insomma, lo Stato risponde riportando il Paese verso il passato e calmierando i prezzi dell’energia per non gravare eccessivamente sul portafogli di aziende e privati cittadini ma…

Sistema energetico: la risposta è nelle rinnovabili

Al momento la tenuta del sistema sembra essere assicurata anche grazie agli approvvigionamenti degli anni scorsi tramite il capacity market. Il mercato della capacità è uno strumento a disposizione del mercato elettrico che prevede “una serie di misure volte a garantire la sicurezza del sistema e l’approvvigionamento di energia elettrica, con risorse sempre disponibili per coprire le punte di carico in ogni area della rete ed evitare così dei blackout”[5].

Un mercato costruito con un sistema ad aste, sulla carta aperto a impianti alimentati a fonti fossili ma anche rinnovabili, che serve ad attutire le variazioni nel prezzo dell’energia e nei livelli di approvvigionamento. Un capacity market che, però, pone delle grandi limitazioni alla partecipazione equa delle fonti rinnovabili, in netto contrasto con le ultime indicazioni frutto dell’Accordo di Parigi sul Clima.

Se c’è qualcosa che questi ultimi mesi ci hanno insegnato è che non possiamo più permetterci di temporeggiare: il conflitto in Ucraìna è stato inaspettato ma un’attenta programmazione serve proprio ad affrontare situazioni come queste. La strada è già tracciata dinanzi ai nostri piedi e ci conduce verso le energie rinnovabili, verso energie green – non provenienti da combustibili fossili.

Riformare il mercato dell’energia

Ma prima di agire serve riprogrammare con criterio l’attuale mercato energetico attraversato da un profondo problema strutturale di cui tutti gli addetti ai lavori sono consapevoli. Sul versante upstream, cioè estrattivo, c’è stato un crollo degli investimenti sia per il gas che per il petrolio, ben al di sotto degli stessi livelli attesi dalle agenzie di settore[6].

Dall’altro lato, però, si sta procedendo verso una transizione ecologica pur non essendo pronti al cambiamento epocale che quest’ultima comporta. Che fare, dunque? Tornare indietro o andare avanti verso l’energia pulita? La nostra è una scelta obbligata ma prima che la trasformazione si compia c’è bisogno di smettere di investire su petrolio, gas e carbone. Altrimenti troveremo sempre una scappatoia per tornare sui nostri passi. Oggi si chiama Ucraìna e domani?


[1] SkyTg24, “Draghi, il discorso su Russia-Ucraina: “Impatto su nostra economia, preoccupa energia”, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://tg24.sky.it/politica/2022/02/25/ucraina-russia-draghi-discorso-oggi

[2] Kira Taylor, “La Spagna chiede “soluzioni strutturali” mentre i prezzi dell’energia salgono alle stelle sulla scia della guerra in Ucraina”, Euractiv, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.euractiv.com/section/energy/news/spain-calls-for-structural-solutions-as-energy-prices-soar-on-back-of-ukraine-war/

[3] Ibidem, op. cit.

[4] Maria Vittoria, “Ragassificatore: cos’è e pericoli”, Informazione Ambiente, 2021.  Consultabile al seguente indirizzo: https://www.informazioneambiente.it/rigassificatore/

[5] Infobuilderenergia.it, “Capacity market: che cos’è e come dovrebbe funzionare”, 2019. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.infobuildenergia.it/che-cosa-e-e-come-dovrebbe-funzionare-il-capacity-market/ 

[6] Alberto Clo, “La natura strutturale della crisi energetica”, Rienergia, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/34924/La+natura+strutturale+della+crisi+energetica/Cl%C3%B4

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Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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