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Killers of the Flower Moon, il perché dovreste vedere questo film

Un cast di eccezione per l’ultimo film del regista Martin Scorsese, attualmente nelle sale italiane

Killers of the flower moon

Cinici, spietati, opportunisti. Potremmo definire in questo modo alcuni dei protagonisti dell’ultima fatica del regista statunitense Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon (2023), in questo momento nelle sale italiane. A distanza di 4 anni dall’ultimo film, The Irishman (2019), distribuito sulla piattaforma di streaming Netflix, il cineasta torna in sala con un film lunghissimo, 206 minuti (oltre 3h30), che è un vero pugno nello stomaco. Un pugno che lascia stordito lo spettatore e che non annoia, anzi, mortifica chiunque abbia una coscienza. Vediamo perché.

Killers of the Flower Moon, tratto da una storia vera

Il film, senza fare troppi spoiler, narra le vicende realmente accadute che hanno coinvolto molti membri della tribù indiana degli Osage, nello Stato dell’Oklahoma, attorno agli anni ’20 del secolo scorso. All’epoca il territorio di loro appartenenza fu teatro del rinvenimento di ricchissimi giacimenti di petrolio ma, a differenza di altre comunità indiane di America, gli Osage scelsero di abbandonare le proprie abitudini indiane, per sfruttare queste ricchezze e diventare padroni del proprio destino.

A ricostruire le vicende accadute all’epoca è David Grann, saggista e firma di testate prestigiose come New Yorker, New York Times Magazine, The Atlantic, Washington Post e Wall Street Journal, che ha raccolto il frutto delle sue inchieste nel libro Gli assassini della Terra Rossa.

Non è la prima volta che un libro dello scrittore americano viene trasposto al cinema. È già avvenuto per altre sue opere letterarie come Il vecchio e la pistola, da cui è stato tratto un film con Robert Redford, e Civiltà perduta. In Killers of the Flower Moon, appunto, raccoglie quelle che furono le vicende attorno all’assassinio e morti sospette di molti membri della comunità Osage e di come la neonata FBI, Federal Bureau of Investigation, abbia svolto le proprie indagini, svelando la verità.

Killers of the Flower Moon, uno schiaffo alle coscienze ‘bianche’

Dietro la pellicola troviamo un cast di eccezione con Robert De Niro e Leonardo Di Caprio, ormai attori insostituibili per Scorsere che li ha voluti in altri suoi film di successo come The Departed – Il bene e il male (2006), Taxi Driver (1976), Shutter Island (2010) o il già citato The Irishman. Anche in questo film troviamo i temi a lui più cari, come la violenza istintiva dell’uomo, il suo rapporto con la colpa, il peccato e la religione.

L’uomo bianco, battuto sul tempo dalle scelte ‘intelligenti’ della comunità Osage, che all’epoca poteva essere considerata la comunità più ricca al mondo, si è voluto vendicare in maniera subdola e cinica. Tramite matrimoni con ricche donne Osage, i bianchi hanno cercato di entrare in possesso dei loro sostanziosi patrimoni, sbarazzandosi, ove possibile, della loro ingombrante presenza. Il tutto con la tacita complicità delle autorità locali, bianche.

Un film che scuote le coscienze

Ci sono voluti alcuni giorni di riflessione prima di riuscire a scrivere questa recensione. La pellicola di Scorsese è certamente violenta, con scene alle quali ormai lo spettatore medio è abituato, ma ciò che sconvolge è il cinismo che regna tra i protagonisti della vicenda. Uno spettatore attento si renderà conto, sin dai primi minuti, dove William Hale (Rober De Niro), Ernest Burkhart (Leonardo Di Caprio) e Byron Burkhart (Scott Shepherd) vogliono andare a parare, nel loro colloquio iniziale.

Quello che lascia davvero basiti è la spietatezza delle intenzioni, la malignità e il disprezzo per l’altro, lo scollamento con qualsiasi forma di senso del giusto, della coscienza e del pudore che contraddistingue gli uomini bianchi di Killers of the Flower Moon. La violenza delle scene lascia quasi indifferenti. Il cinismo no. Ed è su questo punto che Scorsese calca la mano. L’impunità è la vera protagonista della vicenda, simile quasi alle dinamiche mafiose de Il Padrino, almeno fino all’intervento dell’FBI.

Particolarmente interessante l’escamotage narrativo con il quale si mostra ‘la voce narrante’ della storia, che si scoprirà solo alla fine. E in ultimo, ma non meno importante, abbiamo trovato giusto e commovente il cameo di Martin Scorsese come forma di rispetto e di scusa nei confronti di chi non c’è più. Vale la pena vederlo, ci chiederete? Assolutamente sì, perché Killers of the Flower Moon è uno di quei film che sa scuotere le menti, i cuori e le coscienze… di chi ce l’ha.

Fonte immagine di copertina: Wikipedia.

Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
Se volete rendermi felice regalatemi un libro
o portatemi a vedere un bel film.

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