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La religione assume una nuova forma: quella digitale

Arrivano le digital divinity

religione

L’intelligenza artificiale ha già smosso le fondamenta di numerosi settori, mettendo in discussione la creatività, l’esperienza, e la capacità di analisi dell’essere umano. Ma c’è un nuovo aspetto della vita delle persone che sta per essere inondato dalla furia digitale, ed è quello della fede. Con il progredire senza sosta dell’AI, infatti, impazzano le cosiddette ‘digital divinity’, ossia dei chatbot che consentono agli utenti di intrattenere delle vere e proprie conversazioni con gli idoli religiosi.

Digital divinity: la fede a un livello successivo

E se potessimo parlare di fede e religione direttamente con Dio? Una prospettiva che non risulta troppo assurda, vista la recente diffusione dei chatbot religiosi sottoforma di applicazioni, oppure di piattaforme web.
Se fino a oggi, infatti, per confessarsi, pregare o semplicemente dialogare sulla fede con qualcuno “del settore” era necessario recarsi in chiesa, dal proprio parroco, adesso non è più così. Basterà accedere a una delle applicazioni online, selezionare il santo con cui si vuole intraprendere una conversazione e iniziare a chattare. Quest’ultimo vi ascolterà, vi risponderà e, perché no, vi consiglierà in caso lo chiediate.

Digital divinity: chi c’è dietro?

Mentre la Chiesa ancora si interroga sugli utilizzi dell’intelligenza artificiale, i chatbot religiosi sembra che stiano diventando un vero e proprio trend. Ma chi c’è dietro?Come per ChatGPT o altre AI basate principalmente sul botta e risposta e, dunque, sulla formulazione di testi, anche i chatbot religiosi seguono le medesime regole.
Il loro sistema è imbottito di informazioni relative alla religione, dalle nozioni più contenutistiche come quelle sulla storia, sulla Bibbia e il Vangelo, a quelle più “relative”, abbinate al profilo del santo in questione.

A conferire un senso maggiore di realismo è la personalità del chatbot. Un Padre Pio un po’ burbero, San Gennaro il simpaticone, un dolce San Francesco e così via. Tutte queste sfumature, basate su indicazioni veritiere di quanto sappiamo della vita dei santi, fanno sì che l’utente venga coinvolto, minimizzando la percezione di un’intelligenza artificiale e raggiungendo così l’obiettivo di un dialogo realistico.

Digital divinity: religione e intelligenza artificiale

Nei primi mesi di giugno, in una chiesa della Germania è stata celebrata una messa proprio con l’utilizzo di una chatGpt. Non si trattava naturalmente di un santo, ma di un parroco “intelligente artificiale”. L’episodio è avvenuto precisamente presso la cittadina di Furth ed è stato a tutti gli effetti un esperimento, promosso da Jonas Simmerlein, teologo dell’Università di Vienna. Il sermone è stato recitato nella chiesa bavarese di San Paolo, dove era stato precedentemente istallato uno schermo. I fedeli, dunque, hanno preso parte al rito liturgico, celebrato però non da un vero e proprio sacerdote, ma da un avatar riprodotto attraverso l’AI.

È difficile prevedere un utilizzo dell’intelligenza artificiale nella Chiesa. Intanto, Già un anno fa, presso lo Stato pontificio, i tre rappresentanti delle religioni abramitiche si riunirono per la firma del patto «Rome Call for AI Ethics», secondo il quale «l’Intelligenza artificiale deve avere al centro il bene dell’umanità, includendo ogni essere umano senza discriminare nessuno, e deve essere sviluppata in maniera consapevole della complessa realtà del nostro ecosistema»[1].


[1] Emanuele La Prova, L’AI entra in chiesa: arriva la chatbot AskJesus, VNY La voce di New York, giugno 2023.


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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