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Lost in Starlight

Amore e connessione tra le stelle

Spazio

Il panorama dell’animazione coreana continua a sorprenderci con la sua originalità e profondità. L’ultima gemma arrivata su Netflix, “Lost in Starlight”, della talentuosa regista Han, ne è la prova lampante. Uscito solo pochi giorni fa, questo lungometraggio, ambientato nel 2050, ci trascina in un’avventura visiva ed emotiva che rimane impressa a lungo, un vero e proprio inno alla delicatezza, alla scoperta interiore e all’amore che trascende lo spazio e il tempo.

Lost in Starlight: tra sogno e realtà

Fin dai primi minuti, “Lost in Starlight” cattura lo spettatore con la sua estetica mozzafiato. Non è solo animazione, è arte in movimento. La fluidità delle scene, la ricchezza dei dettagli e l’uso magistrale dei colori creano atmosfere oniriche, leggere, intangibili. Ma la vera bellezza, forse, è nelle scene dedicate alla quotidianità: quel realismo dei piccoli dettagli, che richiama alla mente i ritmi lenti e pacati dei capolavori del maestro Miyazaki; quella quotidianità carica di tenerezza. Ogni fotogramma sembra essere stato dipinto con cura maniacale, rendendo l’esperienza visiva un vero e proprio piacere per gli occhi.

Lost in Starlight: amore e connessione

La storia, pur mantenendo un tono delicato e a tratti malinconico, affronta temi universali e profondi come la ricerca di sé, la solitudine, il desiderio di connessione e la sfida di trovare il proprio posto nel mondo. La protagonista, una giovane donna, Joo Nan-young, che si sente “persa nella luce delle stelle” – un’espressione che richiama un senso di smarrimento e meraviglia al tempo stesso – intraprende un viaggio non solo fisico, ma soprattutto interiore. Questo percorso la porterà a confrontarsi con le proprie paure, a superare gli ostacoli e a scoprire la bellezza nascosta nelle piccole cose e nelle interazioni umane.
In questo momento così delicato della sua vita incontra Jay, un ragazzo semplice, che gestisce un negozio di vinili e ripara vecchi apparecchi come giradischi e radio. 

Tra i due nasce qualcosa, che però si scontra con la necessità di Joo Nan-young di voler rimettere insieme i pezzi causati da un suo trauma passato, portando Jay ad andarsene.
Ma in uno scenario apparentemente già scritto, l’amore romantico lascia spazio all’amore reale, quello fatto di scelte e forza di volontà nel superare le difficoltà. Ed ecco che l’attesa, la speranza, il timore, si trasformano in una connessione messa alla prova dalla distanza e dal tempo.

La regista Han dimostra una notevole sensibilità e maturità narrativa nel trattare queste tematiche complesse. Le interazioni tra i personaggi, spesso sottili e ricche di non detto, contribuiscono a tessere una trama densa di spunti di riflessione che rimangono con lo spettatore anche dopo la visione.

Lost in Starlight: ritmo contemplativo e soundtrack puntuale

Qualcuno potrebbe lamentarsi del ritmo eccessivamente lento. Il film si prende tutto il tempo per dare respiro non solo ai suoi personaggi, ma alle scene stesse, che hanno bisogno di essere contemplate nei minimi dettagli. A chiudere questo piccolo capolavoro è la colonna sonora, precisa e perfetta. La musica non si limita semplicemente ad accompagnare la narrazione, ma la arricchisce, sottolineando i momenti emotivi che fanno breccia nel cuore dello spettatore.

Per concludere, è un’opera che celebra la resilienza dello spirito umano e ci insegna che ci sono connessioni che salvano e che vale la pena salvare. 


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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