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Il consigliere comunale Niccolò Fraschini e la selezione naturale di Darwin

La grandezza dietro la fragilità fisica

Niccolò Fraschini - evoluzione della specie Darwin

Fanno discutere le parole del consigliere comunale di Pavia, Niccolò Fraschini, in merito ai sacrifici che si stanno portando avanti durante la pandemia a spese, a suo dire, delle nuove generazioni. Il trentenne, ormai ex Presidente della commissione bilancio della provincia lombarda, ritiene che le misure adottate dal Governo guidato da Giuseppe Conte abbiano un costo socialmente elevato per i giovani. Sui social, infatti, si era espresso in maniera dura. “Per salvare poche migliaia di vecchietti stiamo rovinando la vita, nel lungo termine, a un sacco di giovani”[1]. Queste le sue parole, salvo poi fare un rapido dietrofront, chiedendo scusa e aggiungendo di essere stato frainteso. Evidentemente l’indignazione degli utenti gli ha fatto cambiare idea.

Eppure questo non è il primo episodio che vede protagonista il politico lombardo. Già nel febbraio scorso Fraschini si era espresso con termini poco lusinghieri nei confronti di altre persone. Sempre a mezzo social aveva scritto che i lombardi vengono “schifati da gente che vive nell’immondizia, da gente che non ha il bidet e da gente che ha le fogne popolate da bambini abbandonati”, riferendosi nell’ordine a napoletani, francesi e persone appartenenti all’etnia rom. Insomma, ne ha avuto per tutti in maniera indiscriminata.

Ma tornando alla vicenda più recente, cioè alle critiche alle scelte del Governo, Fraschini ha concluso con: “Adesso è tempo di cambiare il passo, di sacrifici ne abbiamo già fatti fin troppi, abbiamo già fatto due tentativi, direi che Conte e i suoi sgherri hanno la coscienza pulita: adesso si può riaprire e poi, ripeto, viva Darwin!” Il riferimento all’opera darwiniana più celebre, l’Origine della specie, è chiaro. Insomma, per Fraschini è arrivato il momento che i nostri nonni si facciano da parte per fare spazio alle nuove generazioni. Peccato che noi, il concetto di selezione naturale lo ricordassimo diversamente. Facciamo un rapido riepilogo.

L’Origine della specie di Charles Darwin

Nato in Gran Bretagna nel 1809, Charles Darwin dedicò la sua intera vita alle scienze naturali, discipline alle quali si appassionò mentre si trovava a Cambridge. Fu l’esperienza a bordo del brigantino “Beagle” che probabilmente rivoluzionò la sua vita e gli studi sull’evoluzione delle specie animali, uomo incluso. Nel 1831, dunque, intraprese questo viaggio di osservazione attorno al mondo, durato cinque anni, nel corso del quale rimase affascinato soprattutto dalla varietà di specie presenti nell’America meridionale.

Per scrivere il testo che lo renderà immortale, tuttavia, impiegherà oltre venticinque anni. L’Origine della specie venne pubblicato solo il 24 novembre 1859. Fin dal primo capitolo del volume (per ascoltare la notizia sulla scomparsa dei taccuini di Darwin dalla biblioteca dell’Università di Cambridge cliccare qui) si comprende la portata rivoluzionaria dello studio. Storicamente, gli studiosi, nel definire l’origine delle specie animali hanno sempre fatto riferimento ad una creazione di natura divina.

«Il sesto giorno Dio creò gli altri animali poi disse: “facciamo l’uomo alla nostra immagine”. Adunque creò l’uomo».  (Libro della genesi)

Ed i fossili allora? Anche in questo caso la spiegazione che ci si era dati era di natura religiosa. Si trattava degli animali che non avevano trovato riparo sull’arca di Noè durante il diluvio universale. Darwin, per attingere al lessico di Carlo Levi, scardinò queste credenze magico-religiose. Gli animali non hanno origine divina ma sono il frutto dell’evoluzione di millenni a partire da un unico genitore arcaico comune. Per giustificare questa teoria, il naturalista britannico si servì di un esempio molto semplice. Gli allevatori di cavalli hanno selezionato per secoli le caratteristiche che preferivano. Un’operazione che prende il nome di “selezione accumulativa”: più l’uomo spinge verso una caratteristica dell’animale più l’animale svilupperà quella caratteristica a discapito delle altre.

Le teorie a cui Darwin si è ispirato

Per il suo lavoro Darwin si è ispirato a più studiosi del suo tempo. Uno fra questi fu Thomas Robert Malthus (economista), autore del libro “Saggio sulle popolazioni”. Nel volume, lo studioso di economia politica faceva notare come la popolazione umana crescesse in maniera estremamente veloce, troppo veloce, più delle risorse necessarie al suo sostentamento. Quindi, senza controllo delle nascite, il pericolo sarebbe di non avere cibo a sufficienza per tutti.

Il secondo studioso a cui il naturalista britannico si ispira è Charles Lyell, geologo scozzese, il quale sbugiardò la diffusissima “teoria delle catastrofi”. Stando a questa teoria, i fenomeni geologici e biologici sarebbero la conseguenza di eventi catastrofici accaduti nel passato. Catastrofi che avevano cancellato ciò che esisteva prima per dare vita ad un nuovo corso.

Quello che Darwin intuisce dalle sue osservazioni è che la natura opera già di per sé un controllo delle nascite.

Il trasformismo biologico alla base dell’evoluzione della specie

È così che il naturalista britannico arriva a teorizzare l’idea che lo renderà famoso nel mondo: l’evoluzione della specie. Gli esseri viventi lottano per la propria esistenza (nella stessa specie e in specie diverse). Esistono fattori complessi che determinano questa lotta: il clima, scarsità di cibo, fino a che la popolazione raggiunge un equilibrio. Soprattutto, le varie specie producono tanti individui ma solo alcuni sopravvivono.

Inoltre, all’interno di una specie si realizzano delle variazioni. Non sopravvive la specie più intelligente e nemmeno quella più forte. Sopravvive chi ha la variante più forte e resistente che verrà poi trasmessa alla prole. La tendenza degli esseri viventi a conservare le variazioni utili venne nominata da Darwin “Selezione naturale”. Quindi Sopravvive la specie in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti del luogo in cui si trova.

La selezione naturale è ancora valida per l’uomo?

Data la prosperità e la crescita della prospettiva di vita, soprattutto nelle società occidentali, siamo portati a credere che la selezione naturale ed il concetto di evoluzione non ci riguardino più. I famosi fattori ambientali che per secoli, se non millenni, hanno decretato l’evolversi delle specie e dell’uomo, apparentemente sembrerebbero sotto il nostro controllo. Per riprendere una citazione famosissima di Thomas Hobbes, “Homo homini lupus”. L’uomo è lupo per l’uomo. Siamo noi il maggior pericolo dal quale dobbiamo difenderci.

Eppure, nonostante la nostra tendenza all’autodistruzione, nonostante, come detto, il miglioramento dei livelli di vita, la regola della selezione naturale continua a valere anche per noi. Soprattutto, questo processo non risulta essere né più veloce né più lento del passato. Prosegue senza che ce ne accorgiamo. A dircelo sono alcune ricerche portate avanti nell’ultimo decennio.

Recenti ricerche sulla selezione naturale nell’uomo

La prima è stata sviluppata negli Stati Uniti da Stephen Stearns e alcuni collaboratori della Yale University[2]. I ricercatori hanno condotto un’indagine su circa 2000 donne ed i loro figli, riuscendo a stabilire delle previsioni di breve periodo su alcuni tratti della prole: statura più bassa, maggiore rotondità del corpo, pressione sanguigna più bassa e livelli di colesterolo più alti.

Un’indagine più recente condotta in Gran Bretagna presso l’Università di Sheffield[3], ha dimostrato come il fattore predominante per la sopravvivenza della nostra specie è riscontrabile al DNA. Analizzando i registri parrocchiali dall’800 fino ad oggi, contenti i dati su nascite, matrimoni e morti di 10 mila persone residenti in sette villaggi finlandesi, i ricercatori hanno compiuto delle scoperte interessanti. Oltre ad osservare un sostanziale abbassamento dei livelli di mortalità infantile e del numero medio di figli per famiglia, hanno osservato che:

«tra il Diciottesimo e Diciannovesimo secolo, circa il 18% dei cambiamenti nell’aspettativa di vita, dimensione del nucleo familiare ed età alla nascita del primo e dell’ultimo figlio è stato influenzato dai geni, mentre il resto delle variazioni è stato guidato da differenze di tipo ambientale».

Ciò che queste ricerche ci dicono in aggiunta è che i nostri nonni, soprattutto quelli più longevi, sono un vero tesoro genetico per l’umanità. Una ricerca condotta dalla Columbia University[4] di New York dimostra come la selezione naturale stia lavorando per eliminare definitivamente dal nostro genoma alcune malattie gravi e/o croniche: prime fra tutte le patologie cardiovascolari. Ebbene, quest’ultima ricerca ci aiuta a capire come nelle persone più longeve questi fattori non siano presenti.

La grandezza dietro la fragilità fisica

Se è vero che l’uomo sta, negli anni, lavorando geneticamente per migliorare se stesso, non bisogna dimenticare quanto potere abbia la nostra mente. Ciò che ci determina non è solo il nostro patrimonio genetico ma ciò che siamo in grado di compiere grazie alle nostre capacità. Grazie al nostro intelletto. Un esempio lampante è quello del cosmologo Stephen Hawking. Una mente brillante, tanto da essere definito l’erede di Albert Einstein grazie ai suoi studi sui buchi neri.

Mente brillante ma che fin dall’adolescenza ha dovuto combattere con la atrofia muscolare progressiva (sebbene gli sia stata diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica). Una malattia neurodegenerativa che col tempo l’ha portato sulla sedia a rotelle, alla paralisi, all’impossibilità di comunicare se non attraverso un sintetizzatore vocale. Le limitazioni fisiche non hanno impedito allo scienziato britannico di vivere una vita piena, di effettuare scoperte importanti e di diventare un’icona pop. Hawking è venuto a mancare due anni fa, il 14 marzo 2018, all’età di 76 anni.

Chissà cosa avrebbe detto Niccolò Fraschini se si fosse trovato davanti Stephen Hawing senza sapere chi fosse… Noi un’idea, forse, ce l’abbiamo.


[1] Adnkronos, “Frasi choc consigliere Pavia”. Consultabile al seguente indirizzo https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/11/24/covid-frasi-choc-anziani-consigliere-pavia-dimette-commissione_1wy2ViHuyGljmJvWO0iRDI.html?refresh_ce

[2] Le Scienze, “Sempre attiva la selezione naturale sull’uomo”, 2009. Consultabile al seguente indirizzo Sempre attiva la selezione naturale sull’uomo – Le Scienze

[3] Wired, “L’evoluzione umana è ancora in atto”, 2015. Consultabile al seguente indirizzo https://www.wired.it/scienza/2015/02/10/evoluzione-umana-ancora/

[4] Fanpage, “L’uomo moderno si sta evolvendo: i geni legati a malattie eliminati dalla selezione naturale”, 2017. Consultabile al seguente indirizzo https://scienze.fanpage.it/l-uomo-moderno-si-sta-evolvendo-i-geni-legati-a-malattie-eliminati-dalla-selezione-naturale/#:~:text=La%20selezione%20naturale%20starebbe%20infatti,genetiche%20legate%20a%20diverse%20patologie.&text=Si%20%C3%A8%20in%20pratica%20attivato,all’interno%20della%20popolazione%20umana

Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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